quanti anni aveva moro quando è morto



quanti anni aveva moro quando è morto L’agguato, il rapimento, la prigionia e l’omicidio di Aldo Moro fanno tutti parte del caso Moro, così come le varie teorie che circondano gli eventi e i vari, spesso contraddittori, resoconti di ciò che è realmente accaduto.
Mentre Aldo Moro guidava dalla sua residenza di via Mario Fani a Roma alla Camera dei deputati il 16 marzo 1978 – il giorno in cui il nuovo governo formato da Giulio Andreotti doveva essere presentato in Parlamento per ottenere fiducia – un nucleo armato delle Brigate Rosse bloccò la strada. I membri delle Brigate Rosse sequestrarono rapidamente il presidente della Democrazia Cristiana dopo aver ucciso due carabinieri nell’auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci) e tre poliziotti in una seconda auto (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) con pistole automatiche.
Moro fu trattenuto per 55 giorni dalle Brigate Rosse prima di essere consegnato a un cosiddetto “tribunale del popolo”, che era stato istituito dalla stessa BR, e alla fine condannato a morte (il 9 maggio). Lo stesso giorno, il suo corpo è stato scoperto nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Michelangelo Caetani a Roma, a soli 150 metri dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure e dalla sede nazionale della Democrazia Cristiana in Piazza del Ges.
Il 23 settembre 1916 nasce Aldo Moro nel comune di Maglie, in provincia di Lecce. Il padre di Renato Moro era ispettore scolastico dei Gemelli (nel comune di Ugento), mentre Fida Stinchi, sua madre, era di Cosenza e insegnava alle elementari. A Taranto, al Liceo Archita, Aldo Moro completò la maturità classica.
Frequentò la Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Bari, dove eccelleva al punto da laurearsi con lode il 13 novembre 1938, dopo aver difeso una tesi dal titolo “La capacità giuridica del diritto penale” al suo professore di diritto penale e all’epoca rettore, prof. Biagio Petrocelli. Dall’anno accademico 1940-1941 fino alla sua nomina alla cattedra nel 1951, Moro insegnò corsi in tutta l’università come professore responsabile. I suoi corsi di diritto penale e filosofia del diritto sono particolarmente apprezzati, e le sue lezioni sul primo sono raccolte in dispense intitolate Lo Stato, che sono diventate un libro di testo popolare.
Fu nel 1942 che Moro scrisse il suo secondo libro, La soggettivazione del diritto penale, che, insieme alla valutazione positiva dei suoi precedenti sforzi di insegnamento, rese utile offrirgli una borsa di studio completa per perseguire una carriera nel mondo accademico. Nel 1948 fu nominato professore straordinario di diritto penale all’Università di Bari [2], e appena tre anni dopo, nel 1951, all’età di 35 anni, completò il cursus honorum per diventare professore ordinario di diritto penale presso la stessa università del capoluogo pugliese.
Nel 1963 poté trasferirsi all’Università di Roma, titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Processo Penale presso la Facoltà di Scienze Politiche, in modo da poter meglio bilanciare le sue responsabilità accademiche e politiche. [3] [4] Moro non venne mai meno ai suoi impegni accademici e continuò ad insegnare regolarmente fino alla morte, dedicando sempre le attenzioni necessarie ai suoi allievi, con i quali era solito intrattenersi anche in dialogo, dopo la scuola, nonostante i numerosi impegni politici e istituzionali che lo accompagnarono nel corso degli anni. Il fatto che una borsa con alcune tesi di laurea dei suoi studenti fosse tra gli oggetti recuperati dalla Fiat 130 con cui fu rapito il 16 marzo 1978 è simbolico della sua vocazione pedagogica. ()