quando è nata la costituzione

quando è nata la costituzione Dopo la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazista, l’Italia entrò in una nuova era, segnata dalla caduta della monarchia e dall’instaurazione di un nuovo sistema giuridico e politico. Fu deciso attraverso un referendum istituzionale se gli italiani dovessero mantenere la monarchia o inaugurare un nuovo ordine costituzionale dopo che la popolazione era diventata disincantata sia dal fascismo che dalla monarchia. Il 2 giugno 1946 si svolse un referendum che includeva per la prima volta il voto delle donne. La repubblica fu dichiarata vincitrice e, a partire da quel giorno, la monarchia in Italia fu abolita definitivamente e i membri della casa reale furono esiliati per il loro cattivo comportamento politico durante l’era fascista.



Durante questo periodo, i cittadini andarono anche alle urne per eleggere un’assemblea costituente o un gruppo di rappresentanti che avrebbero redatto una nuova costituzione. C’erano 556 persone nell’assemblea, ma solo una manciata di loro erano responsabili della stesura della nuova costituzione. Chiamati Commissione dei 75, iniziarono il loro lavoro nel 1947. La costituzione fu presentata all’assemblea e approvata a stragrande maggioranza il 23 dicembre 1947. Il capo di stato provvisorio firmò il documento il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
Come massima autorità nel sistema giuridico italiano, la Costituzione della Repubblica italiana è la pietra angolare del diritto italiano e la legge suprema del paese. Si compone di 139 articoli [3] e 18 disposizioni transitorie e finali ed è considerata una costituzione scritta, rigida, lunga, votata, di compromesso, laica, [2] democratica e in qualche modo programmatica. [4]
Tre sono gli originali della Costituzione, uno ciascuno negli archivi della Presidenza della Repubblica Italiana, della Camera dei Deputati e dell’Archivio Centrale dello Stato. La Costituzione fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre. Fu pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 298 (edizione straordinaria) il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948. [5]
Il 18 luglio 1812 il Parlamento del Regno Borbonico di Sicilia si riunì in sessione straordinaria e promulgò la Costituzione siciliana del 1812, una carta basata sul modello inglese. Questo fu il primo esempio di statuto costituzionale in Italia. [6] La Costituzione stabilì una legislatura bicamerale con una Camera dei Comuni eletta e una Camera ereditaria dei Pari composta da clero, soldati e aristocratici. L’autorità legislativa spettava alle due camere, che si riunivano almeno una volta all’anno su richiesta del monarca, ma il re aveva l’ultima parola su tutte le leggi approvate dal parlamento. [7] Alla fine del 1816, quando il nuovo Regno delle Due Sicilie prese il potere, era stato effettivamente represso. [8] [9]
Gli statuti di alcuni stati italiani furono concessi dai rispettivi sovrani nel 1848, in seguito alle rivoluzioni scoppiate durante la primavera dei popoli; questi includevano gli statuti della regione di Napoli, del ducato di Parma e dello Stato della Chiesa in Piemonte; tuttavia, lo statuto siciliano non era optriate (dal francese octroye), il che significa che non era concesso dal sovrano. [10] La Seconda Repubblica francese servì da ispirazione per lo statuto napoletano, che divideva l’autorità legislativa tra il re e il parlamento. D’altra parte, una monarchia indipendente era emersa in Sicilia, la cui costituzione rendeva eleggere entrambe le camere per la prima volta e dava il potere esecutivo a un monarca che lo usava attraverso ministri che erano responsabili nei suoi confronti e che eseguivano ogni suo comando. La libertà di espressione, la stampa e l’aula sono state tutte sostenute. Questa carta costituzionale era considerata “rigida” perché qualsiasi modifica richiedeva l’approvazione di due terzi degli elettori presenti in ciascuna camera, una soglia insolitamente alta. [11]
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L’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana ratificò il progetto definitivo della Costituzione della Repubblica Italiana alla fine del 1947; De Nicola, come Capo provvisorio dello Stato, pubblicò quindi il documento, che entrò in vigore l’anno successivo. Centotrentanove articoli, diciotto disposizioni transitorie e un articolo finale erano originariamente inclusi; ha subito molteplici revisioni per integrare e aggiornare il testo originale (revisione costituzionale). Tuttavia, nessuna proposta avanzata dal 1980 per cambiare la forma di governo (forme di Stato e forme di governo) ha trovato il consenso del Parlamento e / o dell’elettorato, come dimostrato, più recentemente, dal rifiuto dei referendum costituzionali del 2016. In particolare, si segnala la revisione integrale del titolo V della parte II della Costituzione, relativa all’autonomia territoriale, effettuata con la l. const. n. 3/2001. ( Revisione costituzionale ). Ma il referendum del 2020 ha ratificato la riforma che ha ridotto il numero dei legislatori. ()