Pamela mastropietro morte

Pamela mastropietro morte; Pamela Mastropietro, una donna romana di 18 anni, è stata uccisa il 30 giugno 2018 in un appartamento di Macerata nel quartiere di Spalato. Innocent Oseghale, un nigeriano di 30 anni, è ritenuto responsabile del suo omicidio. Il procedimento giudiziario a suo carico è iniziato il 13 febbraio 2019, ed è tenuto a rispondere davanti ai giudici della Corte d’Assise di Macerata per le accuse di omicidio, violenza sessuale, vilipendio, profanazione di cadavere e occultamento di cadavere in collegamento con le lesioni subite da una persona che è mentalmente o fisicamente disabile. La lunga e complicata procedura comprende oltre 90 testimonianze sia dell’accusatore che della difesa. La sentenza, che è stata pronunciata il 29 marzo 2019, era la seguente: Oseghale è stato ricoverato in ergastol per 18 mesi, con isolamento di 24 ore ai fini di omicidio e oscuramento da cadavere.

Pamela mastropietro morte
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Confermati anche i Condannas all’appello

Oseghale è stato condannato a 18 mesi di reclusione dalla Corte d’Appello di Ancona, al termine di un’udienza durata 5 ore e 15 minuti e con votazione da parte del comitato consultivo del tribunale. È accusato di omicidio volontario aggravante violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Un giudice, Omicidio Mastropietro, afferma che Oseghale ag è nato “con una sfumatura disumana”.

Pamela è stata salvata dalla comunità di recupero di Pars, che l’aveva assistita a Corridonia, il 29 giugno 2018, grazie a un passaggio fornito da un mogliano fino alla stazione dei treni di Piediripa. La sera prima fa visita a casa di un tassista e il giorno dopo un altro tassista la porta ai giardini Diaz, parco pubblico di Macerata.

Innocent Oseghale, uno spacciatore nigeriano di 32 anni, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro, una donna rom di 30 anni che è stata accoltellata a morte a Macerata il 30 giugno 2018. La sentenza è stata confermato dalla Corte di Cassazione il 30 giugno. I resti dei suoi beni sono stati ritrovati accatastati in due carrelli.

La Suprema Corte, tuttavia, ha ribaltato la decisione della corte d’appello sul presunto atto di violenza sessuale, che ora sarà impugnato in un nuovo processo a Perugia, in Italia.

Nonostante la difesa abbia presentato ricorso avverso la decisione della Corte d’Appello di Ancona, che nell’ottobre 2020 ha stabilito la condanna all’ergastolo dell’imputato, i giudici hanno accolto solo in parte le argomentazioni della difesa.

La Suprema Corte ha disposto un nuovo processo solo in caso di violenza sessuale; negli altri casi, la colpevolezza di Oseghale è stata determinata in maniera definitiva e conclusiva.

L’importo della pena compulsiva che sarà ridotta sarà calcolato solo dopo l’appello-bis: se l’aggressore della violenza sessuale risulta essere meno presente in quel luogo, l’imputato può beneficiare di una riduzione di pena rispetto all’ergastolo .

Pamela mastropietro morte
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Innocent Oseghale è rappresentato da Umberto Gramenzi, un avvocato che ha detto all’Ansa che se non fosse ritenuto l’aggressore in un caso di violenza sessuale, la sua pena potrebbe essere aumentata a 30 anni di carcere.

“L’aspetto più significativo dal nostro punto di vista è stato il riconoscimento dell’aggressore di violenza sessuale per aver partecipato alla condanna all’ergastolo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Ancona, ed è solo su questo punto che le autorità giudiziarie di Perugia dovranno pronunciarsi nel prossimo futuro”, spiega il pm.

Infatti, la Cassazione ha stabilito che la risposta dei difensori di Oseghale alla condanna per i casi di omicidio volontario, vilipendio e smembramento di cadavere era incostituzionale ai sensi della legge.

Ippolita Naso, legale della famiglia, ha detto che la madre di Pamela Mastropietro è “felicissima” e che questo è “un supplizio”. “La madre di Pamela è amareggiata, per elle questo è un supplizio”, ha affermato il legale rappresentante di Pamela Mastropietro, Marco Valerio Verni. “E’ una sentenza che ci lascia l’amaro in bocca; speravamo che la fine dell’udienza arrivasse oggi”, aggiunge l’avvocato.

La madre di Pamela Mastropietro

Alessandra Verni, è scesa in piazza per protestare contro la decisione del primo tribunale penale di riaprire il caso di Innocent Oseghale, accusata dell’omicidio della figlia. “Sono passati quattro anni da quando ho aspettato giustizia”, ​​dice, con il viso visibilmente arrossato.

Continuando, ha fatto riferimento agli altri fascicoli dell’indagine sulla vicenda che erano stati archiviati, dicendo: “Ammazzano, violentano, fa pezzi, e lo Stato italiano non fa niente”.

Secondo quanto avrebbe detto Oseghale dopo la morte del compagno di cella, la giovane donna acquista una dose di droga da Desmond Lucky (un amico di Oseghale inizialmente imprisorto e poi scarcerato dalle indagini principali), pagandolo con una catenina argentina, appartenuta alla madre della signorina.

A seguito di una serie di esami scientifici sul corpo dell’adolescente, necessari per risolvere alcuni dubbi sulla sua morte, i carabinieri hanno accertato che le armi mortali erano due fucili calibro 22 con una punta e un taglio “penetrati alla base di la torace a sinistra mentre la vittima era ancora viva”. La giovane, invece, non sarebbe morta per overdose, ma sarebbe rimasta soffocata mentre era ancora in vita. Secondo gli inquirenti, Oseghale l’aveva abusata in precedenza quando era in peggioramento delle condizioni fisiche a seguito dell’assunzione di eroina.

Tra l’altro, in alcune delle dichiarazioni rilasciate da Lucky Awelima e Desmond Lucky mentre erano ancora detenuti dalle autorità di Ancona, si è scoperto quanto segue: i due uomini avevano detto che Oseghale li aveva invitati a casa sua per “stuprare ana ragazza chi dormiva.”. Le indagini del governo nigeriano si concludono nel terzo trimestre del 2018.

Pamela mastropietro morte
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In udienza questa mattina, il procuratore generale ad interim, Maria Francesca Loy, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Oseghale nonché l’irricevibilità della replica difensiva, nonostante la replica difensiva fosse stata parzialmente accolta dalla Suprema Corte di le Filippine.

In una nota, il sostituto procuratore generale ha affermato che “la crudezza e la freddezza dell’imputato nel lavare la salma con una candeggina e metterla su una tavola erano funzionali a impedirgli di tornare sui suoi passi e di ottenere prove”. L’ergastolo è risultato inflitto sia di primo che di secondo grado, secondo la richiesta del sostituto procuratore generale.

La Corte ha ritenuto che “la sentenza di appello motiva in modo inaccettabile il giudizio del giudice di appello” (come era stato precedentemente affermato dalla Corte di Cassazione), nonché in merito all’aggravante della violenza in sessione. L’imputato «ha nascosto il verbale d’udienza poiché il suo DNA non è stato ritrovato» e «ha fornito diverse versioni di sé coerenti con i risultati dell’indagine ottenuti attraverso l’acquisizione delle prove».

Gli inquirenti ritengono che a questo punto Oseghale avesse convinto Pamela a lasciare il suo appartamento in via Spalato, dove sarebbe stata violentemente aggredita e poi pugnalata a morte, con il corpo sepolto in un mucchio di stracci perché aveva intenzione di chiamare la polizia.