Novella Di Verga Nedda; “Nedda” si intitola una delle più note opere di narrativa breve dell’autore siciliano Giovanni Verga. Tuttavia, di cosa si tratta precisamente? Per prima cosa, diamo una rapida occhiata alla trama della storia, quindi discuteremo i temi della storia e, infine, discuteremo di come si collega alla poetica veristica. Il realismo è la tendenza, l’aspirazione generale e generica alla verità, alla realtà in modo diverso, parlando spesso della vita così com’è, anche nei suoi aspetti nobilissimi, che in Francia ha dato origine ad opere come I miserabili di Victor Hugo; gli Scapigliati sentivano questa generica tendenza alla verità con il loro amore per gli aspetti orrendi, lugubri e più malsani della società reale. Il realismo è l’aspirazione generale e generica alla verità, alla realtà
D’altra parte, il realismo era una scuola in cui questa spinta generale verso la verità era governata da leggi che erano sia poetiche che precise. Non c’è distinzione tra le opere scritte prima di Nedda perché, ad esempio, nelle opere sulla passione (Una peccatrice) si parla anche di “vinti”, come in Storia di una Capinera si parla di una giovane suora costretta a diventando una suora e poi muore per la disperazione. Nedda è stato scritto dopo questi lavori.
Nelle opere scritte dopo le tue, dovrai rimpicciolirti
Comprendere i fattori insignificanti che sono responsabili del battito di cuori insignificanti. Anche nel Gramigna L’amante Verga dice che l’opera d’arte deve apparire fatta da sé e che la mano dello scrittore non deve essere vista in nessun punto nell’opera. Il romanzo deve basarsi su un fatto reale e spontaneo e deve seguire l’impersonalità. Ciò significa che l’autore non deve interferire nella storia, e questo serve a frenare la sua passione. Questo perché nei suoi scritti su di lui, possiamo sempre vedere quell’affettuosa emozione con cui racconta i fatti sui suoi personaggi.
NEDDA, SPIEGAZIONE Verga aveva intenzione di scrivere cinque romanzi che rappresentassero il ciclo dei vinti, ma ne completò solo i primi due. Questi romanzi sono i seguenti: I A malincuore, in cui c’è la lotta per il pane quotidiano; Mastro Don Gesualdo, in cui c’è benessere e si vuole raggiungere la nobiltà; La duchessa di Leira, in cui c’è la nobiltà, la vanità aristocratica; L’Onorevole Scipioni, in cui
In effetti, il Verga afferma di aver voluto esaminare l’ansia di progresso che affatica l’uomo a partire dalle classi più basse per salire a quelle superiori in questo ciclo. Questo è qualcosa che Verga dice di voler fare. Ma ognuno di questi individui è un fallimento. Verga riuscì a completare solo i primi due dei suoi romanzi perché, dopo Mastro Don Gesualdo, il suo pubblico iniziò a voltare le spalle a lui. Ciò era in parte dovuto alle critiche negative che Verga ha subito e che lo hanno portato a chiudersi ulteriormente; tuttavia, la ragione principale di ciò era che Verga credeva di poter trovare la vera poesia solo scrivendo sulla classe operaia.
L’autore intende mettere in pratica le leggi del realismo in materia di oggettività e impersonalità nel modo seguente: eliminare ogni autobiografia, il che significa cercare di non mettere nei personaggi le proprie passioni (come invece avveniva nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis); non intervenire con i propri giudizi sui fatti e sui personaggi (come invece accadde al Manzoni con la sua ironia); parlare di fatti culturali che possono mostrare la personalità dello scrittore attraverso l’uso degli usi; e
Una lingua che non è dialettale perché l’uso del dialetto (che non si comprenderebbe) è pieno di sentimento, di psicologia, e di modi di pensare dialettali, quello è il siciliano: è un italiano che può essere compreso da tutti, un Italiano parlato su base toscana, ma rispettando lo spirito e la sintassi del siciliano, e quindi un siciliano cresciuto in una lingua nuova e più poetica.
Nedda è una giovane donna orfana che lavora come raccoglitrice di olive. Si prende cura della madre malata e vive una vita di umiliazione e rassegnazione. Nedda incontra un giovane ragazzo dopo la morte della madre, e i due si innamorano. Come risultato di questo amore, nasce una bambina fragile, che presto morirà dopo che il padre già malato gli si è fratturato la schiena dopo essere caduto da un albero.
Il personaggio Nedda, che è rappresentativo del gruppo noto come i Perdenti e la cui storia è raccontata da Verga nel racconto, è il fulcro della narrazione. La raccolta delle olive è il lavoro della ragazza, che svolge in base alle necessità per sostenere la madre malata. La vita di Nedda è una serie infinita di prove e privazioni; nemmeno l’amore che ha trovato può darle motivo di sperare.
Fu pubblicato il 15 giugno 1874 su una rivista italiana e nello stesso anno dall’editore Brigola di Milano. Il testo originale dell’opera era intitolato “Nedda”. Schizzo siciliano. Alla fine, il racconto sarà incluso nel titolo di una raccoltad Primavera che uscirà nell’anno 1876. Questa collezione includerà anche altri pezzi ispirati alla Sicilia.
Per il modo in cui l’autore, Giovanni Verga, descrive
La realtà in questo libro, cioè in modo onesto e diretto, senza lirismo o filtri, il libro è considerato un tassello fondamentale del movimento filosofico noto come Verismo . Al termine di essa, la giovane della comunità rurale esprime la sua gratitudine alla Madonna per aver fatto morire la figlia mentre era ancora avvolta in fasce, risparmiandole una vita di fatiche e sofferenze.
Il racconto descrive la miserabile esistenza di Nedda e non offre alcun conforto; piuttosto, è una chiara rappresentazione della realtà della situazione. Per aiutare la madre malata, la giovane lavora nei campi come raccoglitrice di olive dalla mattina al tramonto, nonostante la sua stanchezza le renda difficile il compito. Un giorno si imbatte in un giovane contadino di nome Janu, e se ne innamora subito; eppure, nemmeno il loro amore è in grado di salvarla. Nedda rimane incinta di lei, ma non riesce a trovare lavoro a causa del suo status di madre single; di conseguenza, le persone la ignorano e la prendono in giro.
Poi, la calamità si abbatte su di loro in modo crudele. La moglie di Nedda, malata di febbre malarica, è morta dopo essere caduta dalla scala su cui stava lavorando una mattina. Di conseguenza, la giovane donna si trova nella posizione di essere responsabile del mantenimento della famiglia e del neonato in arrivo. Nedda scoppia in lacrime dopo aver appreso che il sesso di suo figlio è una femmina piuttosto che un maschio. Il neonato è fragile e ha una piccola statura. Poiché la donna non è in grado di fornire cibo per il bambino, alla fine muore di fame.
Nedda è già un perdente, così come lo saranno i personaggi de I Malavoglia e di Mastro don Gesualdo: infatti, la caratteristica del realismo di Verga è la partecipazione dell’autore all’angoscia dei vinti. Nedda è già un perdente, così come lo saranno i personaggi de I Malavoglia e Mastro don Gesualdo. Verga, invece, accetta coraggiosamente la sua sorte, contrariamente a Manzoni, che crede nella provvidenza.
Reverie è il luogo in cui Verga racconta la sua lunga e illustre carriera di poeta (racconto che fa parte di: Vita dei campi). Nella seconda parte dell’Ottocento, in Italia, c’è un contraccolpo all’idealismo romantico. Questa reazione è chiamata positivismo in filosofia e in letteratura è indicata come realismo. Questa reazione segna l’inizio del movimento realista.