Marco damilano malattia; Tenuto conto di ciò, credo che sia necessario fare chiarezza ai miei lettori, che sono dei veri esperti nel campo del giornalismo. Lo faccio per ripagare la vostra gentilezza, per adempiere al mio obbligo di dire la verità e per senso di responsabilità civica. “L’idea” che lascerei la settimanale dopo quasi quattro anni e mezzo di leadership e trent’anni esatti di servizio nella testata giornalistica più significativa del Paese “è un’illusione tra noi che lavoriamo nel giornalismo”, ma è un bravo.” Mi è stato chiarito che il mio regalo di compleanno non poteva essere di natura personale.” L’opportunità di continuare a lavorare mi è stata gentilmente presentata, ma non posso accettarla per il bene della mia integrità personale e professionale e della mia integrità decennale .
Indipendentemente dal risultato, spero che ciò garantisca almeno il futuro di Expresso e apra le porte a un dialogo autentico sul ruolo della conoscenza nel nostro Paese”.
Come giornalista, Segno 7 è stato il primo giornale in cui ha lavorato come editore, ed è stato anche il primo dei suoi numerosi contributi alla più ampia comunità accademica. A seguito di un disaccordo con la dirigenza dell’Azione Cattolica, lui e il suo condirettore, Piero Pisarra, hanno deciso di interrompere le loro attività quotidiane nel 2000.
In precedenza ha collaborato con il Corriere della Sera
Diario e Sette nella stessa veste. Mentre lavorava come vicedirettore e scrittore politico per il quotidiano italiano l’Espresso, di cui è stato eletto vicedirettore per la prima volta nel 2015, è stato promosso alla carica di direttore nel 2017. È stato eletto vicedirettore per la prima volta nel 2015 dopo in qualità di deputato e scrittore politico per il quotidiano per tutta la sua permanenza in parlamento.
Il gruppo GEDI ha proposto la vendita della settimanale a marzo 2022 per evitare che venga utilizzata per le dimissioni.
Secondo Damilano, “i veri maestri” sono quelli che fanno il giornalista. Damilano crede di avere la responsabilità di informare il pubblico a questo punto della storia. A causa del mio debito di gratitudine e senso di responsabilità in tua presenza, nonché del mio obbligo morale di dire la verità, ti sto dicendo tutto ciò che so di me. Grazie per il tuo tempo.
“Dopo quasi quattro anni e mezzo e mezzo di gestione e trentadue anni di esperienza nel quotidiano più significativo d’Italia, ho deciso di dimettermi dalla carica di caporedattore settimanale, un mito per noi che lavoriamo in il business dei giornali”, si legge nella nota.
Abbiamo combattuto queste battaglie negli ultimi quattro anni e mezzo e cinquantacinque giorni.
“L’Espresso ha parlato di un’Italia che cambia, a partire dal 2018, con un governo di sovranisti e populisti, oltre alla minaccia di una pandemia a partire dal 2020”, dice Damilano parlando dello stato attuale del settore.
Solo sotto la mia guida due gruppi di imprese, due presidenti, tre funzionari amministrativi delegati e tre rappresentanti del governo si sono uniti per formare un gruppo che ha sempre posto un grande valore alla stabilità, continuità e continuità dell’attività economica ed editoriale dell’azienda attività e attività. “L’Espresso è ora oggetto della nostra vendetta per non avere una strategia globale globale”, afferma l’azienda.
Damilano viene assunto dalla redazione di Segno Sette e prosegue la carriera nel settore dei giornali come reporter. In seguito ha iniziato a lavorare per il quotidiano L’Agenda e poi per la rivista Sette, che è distribuita, tra le altre testate, dal Corriere della Sera.
Mantenendo una presenza costante sul palco e sul microfono di scena del Teatro 2, Marco Damilano si è guadagnato la stima dei suoi colleghi, tra cui giornalisti televisivi e giornalistici.
In una situazione in cui la lotta del nostro Paese contro questa malattia è paralizzata, il nostro bisogno di agire e di stare fermi con coloro che sono stati feriti dal virus o dai suoi agenti patogeni diventa ancora più urgente”.
È vero che stiamo vivendo un momento di conflitto, ma abbiamo la capacità di combatterlo e trasformarlo in una magnifica opportunità di assunzione di rischi e un nuovo inizio per lasciarci alle spalle un paese migliore e una città migliore per il futuro generazioni”, continua Damilano.
Per proteggere noi stessi e le persone a cui teniamo, vorrei inviare un saluto virtuale e un invito a tutti ad aderire alle linee guida di sicurezza.” “Ci si aspetta che ognuno di noi faccia il primo passo verso la fine dell’epidemia.” Per ulteriori informazioni, visitare il seguente sito Web:
Il palinsesto della storica telenovela di Rai 3 Un Posto al Sole, che da anni va in onda ogni sera alle 20.45, è servito solo ad aggravare di più la situazione.
Con sorpresa di tutti, inclusi gli sviluppatori del gioco, i creatori di soap opera e il pubblico che si è sintonizzato su see it, la Rai ha proposto di modificare la timeline del programma per accogliere il loro nuovo concept.
I fattori che hanno portato alle dimissioni
In più punti della lettera indirizzata ai lettori, Damilano ha fornito una spiegazione della motivazione che lo ha portato a compiere tale azione. “Sono stato avvisato del piano di vendita dell’Espresso da un tweet di un giornalista due giorni fa, mercoledì mattina – come ha rimarcato – e ho subito chiesto chiarimenti all’amministratore delegato, Maurizio Scanavino, come ho fatto su altre occasioni negli ultimi mesi”. Continua l’autore: «Non ho mai incontrato difficoltà, e più di una volta ho offerto il mio aiuto in prima persona per trovare una soluzione per L’Espresso, anche al di fuori del gruppo Gedi, che assicurasse che questo patrimonio non sarebbe disperso. “
Con un’ultima lettera indirizzata ai lettori del settimanale, Marco Damilano ha comunicato la sua decisione irrevocabile di dimettersi dalla carica di caporedattore della rivista Espresso. Ho inviato una mail a John Elkann, presidente del gruppo Gedi, giovedì mattina (4 marzo, ndr), informandolo della mia intenzione di dimettermi dalla carica di presidente e amministratore delegato del giornale, cosa che ha fatto dopo quattro anni e quindici mesi nella posizione.
Sono nella posizione di dover dare qualche consiglio ai lettori, che per un giornalista sono i veri guardiani dell’informazione. Perché hai un debito di gratitudine nelle tue interazioni con gli altri, perché hai un senso di responsabilità e perché hai l’obbligo morale di dire la verità. Lasciare il Sunday Times dopo quasi quattro anni e mezzo al comando, e più di trent’anni di servizio a quello che è considerato il quotidiano più importante d’Italia, figura leggendaria tra chi opera nel settore dei giornali». «Me ne vado». il Sunday Times dopo quasi quattro anni e mezzo al comando e più di trent’anni di servizio a quello che è considerato il quotidiano più importante d’Italia, figura leggendaria tra chi opera nel settore dei giornali”.
Tuttavia, i trattamenti sono stati effettuati senza la supervisione di un processo, portando alla violazione dei più fondamentali obblighi di lealtà e dovere fiduciario ad oggi. È importante notare che la cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta una grave battuta d’arresto per il primo gruppo editoriale italiano. È una scelta che minaccia le fondamenta stesse su cui è stato costruito l’intero albero, così come la sopravvivenza stessa dell’intero gruppo. Una pagina della storia del giornalismo italiano è stata voltata senza considerare le ramificazioni di questa decisione.
Damilano ha ora affermato di aver ritirato la sua proposta di rimanere nel Paese.
“Non c’è niente di particolare in questo saluto – come avrete già intuito –”. Mi è stata offerta l’opportunità di rimanere, cosa che apprezzo, ma non posso accettare per considerazioni fondamentali di dignità personale e professionale. “Anche se questa non è una questione privata, spero che tutto ciò che abbiamo fatto aiuterà almeno a garantire il futuro dell’Express e ad avviare una discussione seria sul ruolo dell’informazione nel nostro paese”.