Insieme Per Il Futuro Di Maio; Nonostante fosse stato riportato dalla stampa in più occasioni, voluto (da entrambe le parti) e mai veramente realizzato, alla fine è capitato che Luigi Di Maio avrebbe attuato la rottura dal Movimento 5 Stelle. Proprio mentre Mario Draghi era pronto per iniziare la sua dichiarazione davanti al Senato, i media hanno iniziato a diffondere la storia secondo cui più di 50 membri del parlamento si stavano iscrivendo per seguire il ministro degli Esteri nella sua nuova organizzazione politica.
Il nome era già stato deciso, “Insieme per il futuro” e il primo elenco di potenziali nomi era estremamente ampio. Qualcuno insiste sul fatto che la pagina Facebook fosse già attiva e funzionante prima che arrivassero. In serata, durante la conferenza stampa che nega la responsabilità delle azioni del Movimento, Di Maio dirà: “Non ho mai pensato di andarmene”. Al contrario, oggi, a meno di dieci minuti dai sussurri iniziali, era completamente preparato.
Negli M5 era l’equivalente di far esplodere una bomba
Coloro che sono ancora lì scelgono di tacere per paura che tutto venga distrutto, poiché questa è la situazione attuale. Dunque, nel gelido silenzio di Giuseppe Conte e del vice, il primo a commentare è stato l’ex vice e (per il momento) ex esponente del sistema a cinque stelle, Alessandro Di Battista. Che non si è lasciata sfuggire l’occasione per chiedere le dimissioni dalla carica di governo: “Un Movimento”, ha detto sulla sua pagina Facebook, “nato per governare senza che nessuno abbia il diritto di evolversi e governare con qualcuno da portare a casa risultati”.
Non ha l’autorità di dettare a tutti gli altri che devono portare poltrone comode all’interno della casa. Questo tipo di comportamento è noto come “ignobile tradimento”. Un messaggio molto diretto per l’ex collega, al quale ha rivolto in maniera provocatoria anche su Instagram: “Insieme per il futuro? Il futuro di Di Maio”. Ma quando Beppe Grillo si è reso conto che qualcosa stava per accadere, si è anche reso conto che, sul suo blog la mattina prima, aveva postato quanto segue: “Parla chi non crede più alle regole”. È più facile a dirsi che a realizzare effettivamente. Nemmeno tre ore dopo l’ex leader politico, colui che nel 2018 ha guidato il Movimento a una quota del 30 per cento, ha iniziato la sua operazione per rompere saldamente con il passato. E sii il più aperto possibile al riguardo.
E cosa accadrà dopo, forse una valanga? Dopo la sua partecipazione alla votazione in Senato, Di Maio si è recato al Colle da Sergio Mattarella per informarlo sull’attuale imbarazzo. Successivamente, ha pronunciato il suo discorso di addio ai giornalisti riuniti presentandosi a loro. Ha stabilito che i M5 non sono più la forza primaria in Parlamento. Un soffio. Tuttavia, mentre ciò stava accadendo, i M5 hanno inviato una nota di smentita a Bloomberg in cui affermavano: “Non lasceremo l’esecutivo”. Una chiara indicazione che la lotta è iniziata solo di recente.
I nomi delle persone che seguono le orme di Di Maio sono i seguenti: Per ora sono nomi da verificare. Tuttavia, nello stesso momento in cui le voci sulla scissione iniziarono a diffondersi, iniziò a diffondersi un elenco di quegli individui che scelsero di unirsi all’ormai defunto comandante degli M5. I numeri hanno avuto numerose oscillazioni nel corso del pomeriggio, ma a partire dal fatto che alla Camera occorrono almeno 20 deputati per costituire un nuovo gruppo, mentre al Senato ne bastano 10, Di Maio può contare su un minimo di consensi per continuare a giustificare la sua posizione a ‘esecutivo.’
A Palazzo Madama sono 11 i nomi di chi sta con lui, tra cui sicuramente Primo Di Nicola, senatore al suo primo mandato e che in questi giorni si è più volte distinto in sua difesa, e Simona Nocerino, anche lei una senatrice al primo turno e che avrebbe dovuto sostituire Petrocelli nella commissione Esteri ma è stata silurata dai suoi stessi colleghi. Entrambi questi individui sono stati espliciti nel loro sostegno a lui.
Poi i senatori (tutti eletti nel 2018) Fabrizio Trentacoste, Antonella Campagna, Vincenzo Presutto, Francesco Castiello, Gianmarco Corbetta, Pietro Lorefice, Sergio Vaccaro e Daniela Donno (già eletta nel 2013). Senatore Emiliano Fenu, lei ha detto che lascerà il M5s, ma in questo momento non aderirà all’iniziativa di Di Maio. Ci sono almeno 24 persone alla Camera. Tra gli impegnati per il secondo mandato ci sono Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Daniele Del Grosso, Carla Ruocco e Francesco D’Uva, che è l’assessore alla Camera.
Presenti però anche il viceministro all’Economia
Laura Castelli e il sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano (entrambi al secondo giro). E poi c’è ovviamente Vincenzo Spadafora (al suo primo mandato). Come potenziale aderente è stato menzionato anche Pierpaolo Sileri, che ricopre la carica di viceministro della Salute. A seguire, Alberto Manca,
Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Elisabetta Barbuto, Iolanda Di Stasio, Sabrina De Carlo, Alessandro Amitrano, Elisa Tripodi, Nicola Grimaldi, Dalila Nesci, Simone Valente, Andrea Giarrizzo. Finora il Movimento 5 stelle ha potuto contare sull’appoggio di 155 deputati e 72 senatori. Dopo la scarcerazione dei Dimaiani, ci sarà una riduzione del numero degli iscritti: “Puntiamo a 60 iscritti”, affermano alcune persone vicine al ministro degli Esteri.
“Insieme per il futuro” è lo slogan, ma cosa vuole realizzare Di Maio? C’è ancora molta incertezza sugli obiettivi e gli obiettivi del ministro degli Esteri in questo momento. Tutto è iniziato con il crollo pubblico avvenuto la scorsa settimana, per poi passare alla discussione sulla bozza di risoluzione che chiedeva di fermare il trasferimento di armi all’Ucraina. Nelle ultime ore i piani per il crollo si sono accelerati.
Il sabato precedente, Di Maio è arrivato per accusare alcuni suoi colleghi del M5s di “aver disallineato l’Italia dalla Nato e dall’Ue”. Un’accusa che ha scatenato una scossa e che l’altro ieri è stato lanciato un avviso ufficiale da parte del Consiglio nazionale del M5s. E soprattutto in risposta alla dura denuncia di una voce spesso estremamente saggia nel Movimento, come quella di Roberto Fico, che invece ha definito “nonsense” le affermazioni di Di Maio e poi si è dichiarato “deluso e indignato”.
È stata una delle numerose occasioni nelle ultime ore in cui non si è potuto tornare indietro. Ma cosa intende fare a questo punto Di Maio? È impossibile fare affidamento sul suo consenso poiché sono strettamente legati al Movimento, motivo per cui ha promesso oggi davanti ai giornalisti che l’obiettivo non è quello di formare un “partito personale”.
Ritengono che il focus di Di Maio sarebbe sul 2023 e sullo sviluppo di un partito che «parte dai territori, dalle esperienze degli amministratori locali e delle liste civiche». Di Maio guarderebbe al 2023 per le prossime elezioni del suo partito. Per questo Beppe Sala, sindaco di Milano, è considerato un interlocutore. Hanno garantito che “i valori fondamentali del M5 sarebbero andati avanti e che li avremmo portati con noi”. Ma molto presto, la vera sfida sarà trovare un modo per posizionarsi in mezzo a un gruppo gremito di leader che stanno cercando di raggiungere un consenso. Ed essere in grado di individuare un po’ di spazio libero.