Goffredo parise nozze; Vicenza, 8 dicembre 1929. Ida Wanda Bertoli e un padre sconosciuto hanno un figlio, e lo chiamano Goffredo. Solo all’età di 9 anni, in seguito al matrimonio della madre con Osvaldo Parise, direttore di un quotidiano, ottiene finalmente il cognome che gli era stato originariamente destinato: Parise. A ventidue anni avrà il suo primo libro, intitolato Il ragazzo morto e le comete, pubblicato a Venezia dai tipi di Neri Pozza.
Lunghi viaggi, da scrittore, sceneggiatore e giornalista
Attraverso le capitali culturali europee e le calde ambientazioni degli anni Sessanta e Settanta, si concludono ancora una volta in Veneto, sul Piave, dove le province di Treviso e Venezia si incontrano per finire in l’alto Adriatico: Salgareda e Ponte di Piave, e infine la morte a Treviso il 31 agosto 1986.
Se dovessi offrire un’interpretazione geografica dei Sillabari, il significato della posizione di Venezia al centro della regione sarebbe subito evidente. Un estratto dal libro “Dolcezza” è il seguente: “qui”, scrive l’autore, “Venezia è un rifugio di dolcezza per la memoria di un viaggiatore malato, un’oasi di bellezza e tranquillità nell’incertezza della vita”.
“Dopodiché, si alzò e iniziò a vagare per Venezia alla ricerca di una piccola area attraversata da colonne. Incontrò questa piazza solo per caso e, una volta superata, rimase completamente disorientato. In questo giorno, come le volte precedenti, si trovò su grandi fondazioni, in ombra, a nord, di fronte all’isola di San Michele tra cipressi freddi, l’isola di Murano, e la laguna ondulata tra banchi di sabbia e strisce di terra e canneti.
Sarà un anticipo d’estate nel segno della musica e della poesia quello che vivrà Salgareda nella Casa delle Fate dal 9 al 12 giugno. La piccola dimora rose sul greto del Piave nella quale Goffredo Parise visse degli anni ’70 e che lo ispirò a scrivere I celebri Sillabari, ospiterà la prima edizione del Festival Inesauribili Bisbigli, un evento a cura dell’Associazione Culturale ArtAttiva.
Il festival sarà un momento di intensi in cui musica, poesia e performance si alterneranno, con uno sguardo soprattutto ai grandi artisti di quel prolifico e intenso scenario che il nordest italiano ha prodotto degli vent’anni.
Già nel proprio nome, infatti, il Festival porta con sé la carica intellettuale delle proprie radici, traendo ispirazione da una poesia di Luciano Cecchinel, vincitore del Premio Viareggio 2020, nonché una delle maggiori voci della poesia contemporanea.
L’autore trevigiano sarà presente al Festival sabato 11 giugno dove prenderà parte allo spettacolo Da sponda a sponda, a cura del gruppo musicale Le Ombre di Rosso in collaborazione con l’attore Andrea Fontanelli. L’evento, que sarà ad ingresso gratuito, è una pièce di teatro-canzone tratta dall’album che ha messo in musica l’omonima raccolta poetica di Cecchinel.
Dalle atmosfere liriche di “poesia, ecologia e resistenza” di Cecchinel, si continua verso un inevitabile affondo sull’intramontabile alternative rock italiano.
Ad aprire il festival, giovedì 9 giugno, Cristiano Godano con “Parole e musica”, uno spettacolo in solitaria in cui il frontman dei Marlene Kuntz si racconta in parole e canzoni.
Venerdì 10 giugno andrà in scena il Collettivo Paolo Benvegnù con “Delle inutili premonizioni vol.2”, un concerto teatralizzato alla ricerca delle radici musicali dell’ex frontman degli Scisma, dalla new wave anni Ottanta alla carriera da solista.
Sabato 11 giugno, dopo lo spettacolo “Da sponda a sponda”
sarà la volta di Giulio Casale, che a vent’anni dall’esordio ripropone “sullo Zero”, lo spettacolo che rappresentò l’inizio della sua carriera da solista dopo la lunga e prolifica esperienza degli Estra. To il mai si sia mai sciolto in gruppo senso stretto (come dimostrare I successi, tardi concerti dopo il 2003), “sullo Zero” è stato del libro che sancito una nuova fase nella carriera artistica di Casale.
“Ho deciso di riprendere “sullo Zero” a vent’anni dall’esordio per vari motivi. È stato il mio primo spettacolo di teatro-canzone, quale dal tanto è scaturito; molte persone lo hanno richiesto, segno che è ancora attuale; è legato al territorio, o meglio al nostro rapporto con la Terra. Due decenni cambiano però molte cose: per questo presente una versione aggiornata dell’originale, “sullo Zero 2.0”, non senza ironia nei confronti della tecnologia – uno degli temi della prime versione “Afferma Casale.
& aggiunge: “Riproporre questo lavoro in anteprima in un luogo denso di storia e poesia come la Casa Delle Fate di Salgareda mi dà great emozione. Farlo dans un festival che chiama a raccolta artisti like I miei fratelli Cristiano Godano e Paolo Benvegnù, insieme an una cantautrice come Erica Boschiero, è un onore. Scoprire che il titolo del titolo festival è tratto da una poesia di Luciano Cecchinel (che me precederà sul palco nel pomeriggio di sabato 11 giugno) sottolinea ulteriormente il legame tra musica e letteratura, un legame che da sempre sento e frequente”.
L’ultimo appuntamento della kermesse sarà all’alba di domenica 12 giugno con la performance “Respira” di Erica Boschiero. Artista cadorina naturalizzata trevigiana, viene considerata una delle voci più intense e sofisticate nel cantautorato femminile italiano: “Il respiro è la chiave di lettura del nostro presente. Questa recente pandemia ci ha messi a confronto direttamente con il nostro respiro.
Il respiro è la vita che ci abita dentro, l’avvio del nostro parlare e conoscerci, l’innesco e il motore del canto. Un mattino ho aperto la porta e sul mio taccuino si sono radunati lupi, balene e pesci, fiumi, venti e abissi, stelle, foreste e deserti, foglie, rami e alberi d’oro. Sono stati loro a farmi strada, canzone dopo canzone e tra bufere e naufragi ho raccolto storie preziose di persone che, caparbimente, costruiscono bellezza, consapevolezza ed armonia”.
Perché sentiva il freddo di quell’ombra e di quei cipressi dentro di sé (anche i suoi bronchi erano un po’ psichici), si voltò e finì per perdersi. Poi, ha chiesto informazioni, ha trovato la sua strada, ed erano le dodici e mezza quando è entrato in una rosticceria gremita. Lì mangiò il risotto verde con vongole, aglio e prezzemolo che desiderava seduto su uno sgabello.
Dopo di che, ha avuto due polpi che erano stati cotti e conditi con olio e limone (ne ha provato uno senza limone, e non era sicuro se fosse meglio o meno)., uscì di casa, entrò in un bar locale e bevve due bicchieri di tokai friulano mentre la nebbia aleggiava nell’aria.
Dopo essersi salutato, si affrettò a tornare in albergo, si cambiò rapidamente fino a ritrovarsi completamente nudo, si infilò tra le lenzuola di lino un po’ irrigidite dall’amido e si addormentò ascoltando il risciacquo dei remi e l’ooee… ooee… ooee… dei gondolieri.”