Gianni clerici moglie e figli; Il 6 giugno 2022 Gianni Clerici si è spento all’età di 91 anni. La conversazione che ebbe con la figlia Carlotta, che all’epoca aveva 38 anni, fu pubblicata originariamente su Repubblica il 15 dicembre 2002. Ripubblichiamo quella conversazione. Riponevo le mitragliatrici nella borsa da tennis quando non le usavo. Non saresti mai in grado di indovinare chi è quando senti il suo alter persona, Tommasi, commentare tra ironia e statistica su un set di pallavolo o tennista. Che Gianni Clerici, ex tennista professionista eletto “per pigrizia attiva” tra commentatori, giornali e 13 romanzi e commedie scritte, sia stato staffetta partigiana da bambino è un fatto poco noto. Clerici ha giocato a tennis professionalmente per decenni. Inoltre, trasportava mitragliatrici ai partigiani nascosti sulle montagne che circondano il Lago di Como, dove è nato, usando la custodia del violino e la borsa da tennis.
Nel corso degli anni era diventato gradualmente
Più simile al suo soprannome, lo Scriba, che lo descriveva come avente le gambe incrociate e il viso scavato, occhi molto intensi e la pelle del corpo rosso come se fosse formata dalla materia del Foro Italico o Roland Garros. Il capo archivista e archivista del Louvre. Lui, invece, era conosciuto come lo Scriba del Tennis (con la maiuscola per una volta), soprannome o meglio il titolo nobiliare che si era guadagnato, anno dopo anno, commento dopo commento e articolo dopo articolo, raccontando di il magnifico sport che era ancora ai suoi tempi “bianco”, bianco per polo e pantaloncini con tasche, bianco per abiti e gonne femminili, a cui aveva consacrato la sua vita di dio Ra perché il sole è l’elemento del tennis.
Gianni Clerici, nato a Como nel 1930, è stato un rampollo borghese e un buon tennista in gioventù, in un’epoca in cui lo sport era ancora un passatempo disinteressato per la stirpe borghese; e poi fu per sempre un dandy della vita e della parola, del cui stile di scrittura il più grande filologo lombardo, Maria Corti, riconosceva il più grande talento sottile e brillante come le sete di Como, che sono conosciute come “
Accanto a Gianni Brera e Beppe Viola, altro grande trio di lombardi, come i nipoti di Gadda ma dediti al mestiere di raccontare storie sportive, ha lavorato alla Gazzetta. Brera è stato colui che lo ha introdotto alla pubblicazione e Viola è stata la sua editore. Non le notizie, non i tecnicismi che solo gli aderenti possono comprendere; piuttosto, la storia, le cuciture e il sorriso che affascina non gli aderenti a una religione particolare ma le anime adorabili di ogni area.
Gianni Clerici ha parlato di un tipo di tennis che non esiste più; negli ultimi anni si è concentrato maggiormente sugli aspetti mentali e fisici del gioco. un gioco che potrebbe ancora essere considerato un diversivo sociale e un tipo rispettabile di intrattenimento televisivo. Era un ex tennista di livello nazionale che gareggiava in grandi tornei ottenendo solo un successo medio, e sapeva tutto quello che c’era da sapere su questo sport. Ma era un esperto dell’argomento e leggeva il materiale con l’accuratezza che deriva dall’avere occhi acuti.
Il più noto dei suoi libri si intitola “500 anni di tennis” e descrive in dettaglio la sua vasta conoscenza del combattimento nobile e di come lo abbia trasformato in una leggenda. Ha raccontato cosa è successo sui rettangoli rossi o verdi prima che arrivassero i colorati sintetici usando frasi veloci come “asso” o “preziosi scarabocchi linguistici”. Ha anche discusso di ciò che è accaduto sui sintetici multicolori. Lasciando il resto della rendicontazione agli “spartiti personalissimi” di Rino Tommasi, che si trovano solo negli irripetibili commenti contenuti nel racconto.
Nasce con la stampa, inizia con la Gazzetta
Prosegue con una lunga affiliazione con Il Giorno, quotidiano che aveva sede anche nel quartiere di Brera. Dopodiché anche Clerici fece il viaggio verso la Repubblica, proprio come lui. Ma il famoso coram populo viene dalla tv, da una delle migliori creazioni che le prime tv “a pagamento” hanno realizzato, e non hanno mai replicato: raddoppiano le meraviglie, lui e Rino Tommasi, top scriba di boxe. Questo duo è stato un successo sin da quando è stato introdotto. Il loro commento su eventi tenuti in tutto il mondo era divertente sia dentro che fuori contesto, e spesso era più divertente dello spettacolo di racket.
Due che erano così bravi, così mondani, così superiori e così incuranti delle sciocchezze del mezzo televisivo, da permettersi di parlare di tutto, o di cantare “Bingo Bongo sentirsi bene solo in Congo” all’inizio di un collegamento dagli Australian Open, e commentare la bellezza delle tenniste (un vero trasporto, per Gabriela Sabatini) con strizzatine d’occhio e sospiri che oggi costerebbero almeno un lamentoso editoriale. (Inoltre, il titolo del suo libro più recente è 2084. Il predominio delle donne al potere).
Una volta ha detto di se stesso: “Non sono un giornalista; il setrapporto di ter. Sono uno scrittore scorrevole, anche nelle sue numerose prove narrative, sempre chiaro come alcuni movimenti bianchi sotto la suola del Foro Italico.” Come giornalista, è mio compito fornire informazioni a cui non avresti accesso in nessun altro contesto. Grazie al suo straordinario livello di abilità, è stato inserito nella Tennis Hall of Fame nel 2006, dove ora siede al fianco di Nicola Pietrangeli.
Gabriela, la sua amata ragazza, era anche a Newport in quel momento. Il tennis è il più isolato e competitivo di tutti gli sport, eppure è anche il più brutale.Gianni Clerici è stato l’unico che ha dato un contributo significativo per farlo conoscere al grande pubblico e per decodificarne il linguaggio.Gli atti di gentilezza, per i quali è stato necessario per continuare a vivere e raccontare la storia.
Perché ha partecipato alla staffetta? “Sia mio padre che io eravamo antifascisti, ma mi sono unito al movimento meno per convinzione politica e più per desiderio di sperimentare cose nuove. Immagina per un momento che io, insieme ai miei amici, abbiate capovolto un motoscafo di Natale e poi, per salvarmi la pelle, ho cercato rifugio presso un parente fascista. Chi era suo padre e com’era? Figlio di un ricco uomo d’affari che aveva perso tutto durante la Superba Guerra, papà era un grande motociclista ed era uno tra i primi a vedere che il petrolio sarà cruciale in futuro, era figlio di un ricco mercante.
Pertanto, è entrato nel settore ed è diventato molto ricco, il che mi ha permesso di vivere una vita libera da preoccupazioni monetarie e mi ha dato la libertà di perseguire i miei interessi, nonostante mi sarebbe piaciuto seguire le sue orme. Quali lezioni di vita ti ha instillato tuo padre? “Commettere errori da soli”. E tu, riguardo a tua figlia Carlotta? “Soprattutto, non ero altro che un cattivo esempio.” impegnato su mille fronti piuttosto che scegliere una sola carriera, come mi consigliava Soldati”