Genitori stefano cucchi; Rita CoccoliNonostante Rita Calore soffrisse di un cancro terminale e Giovanni Cucchi soffrisse del morbo di Parkinson al momento della sua morte, avvenuta il 22 ottobre 2009, la coppia non è stata arrestata nonostante fossero stati entrambi fermati dalla polizia una settimana prima. Sono stati trattenuti nel bunker dell’Aula di Rebibbia, dove attendevano l’udienza del 22 ottobre. E spetta all’Italia dimostrare il proprio apprezzamento per il loro coraggio. “Ho lavorato con mio padre dalla mattina alla sera. “Era tornato ad essere quello che era quando era bambino e adolescente”, ha detto la madre, ricordando gli eventi accaduti prima dell’arresto.
Dopo quattro anni di vivendo insieme, la donna ha riflettuto su come il giovane è cambiato nel corso degli anni e ha detto: “Andava tutto bene; la mattina andavo a correre, poi andavo in chiesa a pregare, e poi cominciavo a lavorare nell’ufficio del padre”. Quando ebbe finito, era in palestra. Era molto preoccupato della sua alimentazione, si esercitava regolarmente nel box, non voleva ingrassare, “da tempo sognava una cagnetta”.
Più tardi, la sera del 15 ottobre, poco dopo essere stato
Espulso dalla casa di famiglia, «si citofonò per chiedere l’apertura della porta». Ero con un gruppo di giovani che poi mi hanno informato di essere agenti di polizia. Stefano mi ha assicurato che era andato tutto bene, dicendo che tutto era filato liscio. Nel frattempo ho chiamato il padre, che già dormiva, e quando abbiamo detto che avremmo voluto chiamare un avvocato, il carabiniere ci ha rassicurato dicendoci che Stefano aveva già nominato qualcuno. Evidentemente non era così:
Al contrario, quando mio marito era in tribunale, il giorno dopo averlo chiamato, stava cercando il nostro avvocato e sul posto sono stati mandati i carabinieri. “I carabinieri sono stati scortati dalla polizia e gli è stato ordinato di salire. Stefano è stato accompagnato da un procuratore dell’ufficio”. In tribunale, il padre è riuscito a farla franca solo con poche parole, l’ultima delle quali con il figlio.
Giovanni Cucchi gli racconta la confessione di Stefano in tribunale la mattina dopo il suo arresto: “‘Papà, sono stato incastrato'”. Cucchi stava testimoniando durante tutto il corso della sua deposizione quando dice: “‘Papà, sono stato incastrato'”. Poi si è ripetuto ‘Papà è finita’ e io ho detto che pensavo saremmo tornati in comunità, ma si è ripetuto ‘Papà è finita’ e ce ne siamo andati. “E’ stata l’ultima cosa che mi ha detto”.
Secondo Giovanni Cucchi, “l’accusa più brutale e insopportabile che è stata mossa a Stefano negli ultimi anni è stata quella di averlo abbandonato”.
Nell’auditorium è stata letta una lettera scritta dal figlio al padre nel 2006, mentre la famiglia tornava da una festa comunitaria per commemorare il centenario della nascita del padre. “Non credo sia possibile vivere una seconda volta, ma amiamo questo modo di vivere e affronteremo tutti gli ostacoli che si presenteranno insieme, sapendo che solo così potremo ritrovare la strada di casa”. Questa è una delle ultime parole scritte nella lettera che “Agenzia Nova” ha potuto leggere.
“Papà, sei seduto su un treno a scrivere una lettera.” Quel treno, su cui ero salito più volte per la dispersione ma che non mi ha mai portato alla destinazione prevista. Bè, ora che questo treno è arrivato, mi porterà da te, che forse sei la persona più importante della mia vita. “Vengo da te con la consapevolezza che porterò con me tutta la gioia che sto vivendo come risultato del nostro incontro in questo giorno di festa”.
“Finalmente, dopo tante battaglie e sacrifici, ci siamo riuniti, io con una rinnovata e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, e tu, che sei tanto grande (ma non maggiorenne), un punto di riferimento significativo per un uomo che invecchia che forse non ha mai avuto il coraggio di credere in me (forse l’unico) – continua Stefano nella lettera, che riporta la data del 24 agosto 2006 e l’ubicazione della linea Termini-Tarquinia –, un padre «Una persona che incarna uno stile di vita vibrante, umano e incrollabile, pur essendo aggressivo e generoso”, dice Stefano Cucchi, riferendosi al carattere del padre.
Questo è un miscuglio di virtù in cui sono stato trasportato in questa giornata particolarmente bella, e Non ho altra scelta che portare me stesso, un uomo e suo figlio, a cui è stata diagnosticata la F maiuscola. Prendo atto, il viaggio della vita inizia ora, il nostro cammino, che stiamo costruendo insieme. Padre, io non credere che sia possibile vivere una seconda volta; quindi, godremo insieme questa fase della vita e affronteremo ogni ostacolo che può sorgere; solo così potremo ritrovare la strada del ritorno. “Con affetto, tuo fratello Stefano.”
“Questa storia ha devastato il nostro benessere fisico
iFnanziario e abbiamo avuto dei momenti terrificanti”. La madre di Stefano. Cucchi, arrestato nell’ottobre del 2009 e morto meno di una settimana dopo essere stato arrestato, rende testimonianza nell’auditorium del bunker. Stefano Cucchi fu accusato di disprezzare le prove della morte del geometra. Fu arrestato e rinchiuso in una caserma per detenzione di droga. È stata inviata una risposta alle domande del presidente del Consiglio di Roma, Giovanni Musar, e la coppia, insieme al padre di Stefano, Giovanni Cucchi, ha riesaminato quanto accaduto una quindicina di anni fa.
“Stefano aveva dei problemi e viveva in comunità da quattro anni quando è diventato un senzatetto. Ha lavorato con suo padre dalla mattina alla sera e stava cercando di ricostruirsi una vita. Era la stessa cosa che c’era sempre stata da all’inizio, ed era in ottime condizioni. C’era una vita davanti a lui. Da anni è libera da epilessia. “Mangiava di tutto, era felice, non era anoressico, non era sieropositivo. , mangiava tutto quello che si preparava e non riusciva a mangiare”, ha raccontato la madre. Giovanni Cucchi ha ricordato che il rapimento del figlio è stato “una doccia fredda fredda” in una canzone da lui scritta.
“Ho sempre con me una lettera di Stefano dell’agosto 2006 per dimostrare l’attaccamento che mio figlio ha alla sua famiglia e che abbiamo nei suoi confronti. “Ilaria ha dovuto scrivere un libro per trasmettere il fatto che abbiamo abbandonato”, ha detto l’autore. Il padre di Cucchi ha raccontato come nessuno abbia reagito violentemente la notte dell’arresto: “Nessuno di loro ha reagito violentemente”.
Eravamo, senza dubbio, delusi. Quando l’ho visto in tribunale, era vestito da zampogna e con una borsa in testa. Era uno spettacolo spaventoso. Stefano mi si avvicinò nel corridoio e mi disse: “Papà, sono stato incastrato”. Mentre stava buttandomi le braccia al collo, esclamò: “È finita”, e io le dissi: “Ti portiamo in comunità”.
Stefano passa pochi giorni dopo il loro incontro. La madre spiega: “Quando abbiamo visto il suo cadavere all’Istituto di Medicina Legale, io, che l’avevo mangiato per una frazione di secondi, sono rimasta commossa e non riuscivo a riconoscere mio figlio”. Era all’interno di un edificio rivestito di vetro con intorno un mare di poliziotti e un solo lenzuolo lo separava dal resto del mondo. Solo dopo abbiamo scoperto il resto del corpo, che includeva le fratture dietro la schiena.
Era uno scheletro con gli occhi spalancati e la bocca aperta all’interno. Stefano non era la persona in questione. C’era un poliziotto che girava per il perimetro della teca, scuotendo la testa come per dire ‘non è possibile’. “Abbiamo stabilito che la verità e la giustizia si sarebbero estinte davanti a quel corpo e abbiamo eseguito la nostra decisione a suo favore”.