Dian fossey morte; Al centro di ricerca Karisoke in Ruanda, la sera del 26 dicembre 1985, uno sconosciuto aggressore fece irruzione attraverso le assi della capanna più grande e aggredì Dian Fossey con una lama, ponendo così fine alla sua vita. All’epoca aveva solo 53 anni. L’indagine condotta dal governo del Ruanda sulla morte dello scienziato americano ha portato all’accusa di omicidio nei confronti del suo assistente, il giovane connazionale Wayne McGuire. Nonostante ciò, Wayne McGuire riuscì a trovare rifugio negli Stati Uniti ed evitare di essere catturato dalle autorità ruandesi. Tuttavia, la sentenza che ha ricevuto il giovane non ha mai convinto veramente nessuno:
A causa della sua personalità abrasiva e della guerra totale che stava conducendo da tempo contro i bracconieri, Dian Fossey aveva accumulato un gran numero di avversari quando raggiunse i suoi ultimi anni. La teoria più diffusa in questo momento è che i bracconieri locali fossero responsabili dell’omicidio del primatologo, nonostante il crimine non sia stato ancora risolto e nessuno sia stato ritenuto colpevole.
L’eredità che Dian Fossey ha lasciato
Cosa ha lasciato esattamente Dian Fossey alle generazioni future, a parte il fatto che ha incontrato una fine così tragica? I suoi quasi vent’anni di esperienza nelle gelide foreste ai piedi dei vulcani Virunga hanno contribuito agli annali della ricerca scientifica lo studio più lungo e approfondito sul gorilla di montagna, una sottospecie che rischia gravemente di estinguersi. Le guerre umane sono in corso da decenni nei territori dilaniati dalla guerra del Congo, dell’Uganda e del Ruanda, che sono il dominio naturale di queste creature. Questi conflitti rappresentano una minaccia per la varietà di specie che vivono in questi paesi.
Il suo lavoro nel corso degli anni si è esteso ben oltre i confini di uno zoo, eppure sarà sempre conosciuta come la “donna dei gorilla” negli annali della storia. A Dian Fossey, zoologa degli Stati Uniti, è stato chiesto di portare a termine la missione di una vita dal popolo del Ruanda quando ha accolto Nyiramacibili, che significa “colui che vive da solo nella giungla”. Questo obiettivo era quello di difendere con vigore i diritti degli animali. Oggi la ricordiamo insieme ad altre donne che hanno combattuto a lungo in difesa di potenti principi.
Nonostante ciò, ha continuato a lottare per ciò in cui credeva poiché, nonostante lavorasse per un obiettivo ammirevole, i suoi sforzi non sono sempre stati riconosciuti dalle autorità politiche e istituzionali. Nemmeno per coloro che rubano la fauna selvatica. Nel dicembre del 1985, Dian è stata uccisa nella sua cabina con un machete. L’arma del delitto era uno strumento locale chiamato panga, utilizzato dai bracconieri per uccidere i gorilla. L’assassino di Dian era un bracconiere di gorilla.
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L’identità dell’assassino non è ancora nota. Nel libro Woman in the Mists, il biografo di Fossey, Farley Mowat, sostiene che la morte di Fossey deve essere attribuita a persone in Ruanda che non avevano alcun interesse a proteggere i gorilla o che la vedevano come una minaccia per le attività turistiche. Mowat fa questa affermazione nel contesto del paese del Ruanda.
Dati i suoi numerosi, ea volte anche decisivi, interventi, Dian Fossey rappresentava una minaccia per il bracconaggio e la caccia ai gorilla. Di conseguenza, i bracconieri sarebbero stati motivati a togliersi la vita perché rappresentava una minaccia per queste attività. Mowat afferma anche che il visto di due anni che è stato rilasciato a Fossey poche settimane prima della sua morte era responsabile della sua morte perché assicurava che sarebbe stato in grado di rimanere nella nazione per molto tempo.
Dian è nata il 16 gennaio 1932 nella città di Fairfax. A causa dei numerosi litigi che hanno avuto luogo tra i suoi genitori e delle difficoltà finanziarie della famiglia, la sua educazione non è stata facile. Di conseguenza, cerca rifugio nella lettura e, proprio come Jane Goodall, gravita intorno ai libri sugli animali, in particolare sui gorilla, perché aspira a diventare una veterinaria.
Tuttavia, nel 1954 ha conseguito la laurea in Terapia
Occupazionale e ha iniziato a lavorare come terapista occupazionale presso il Kosair Crippled Children Hospital di Loseville. Nonostante ciò, non ha mai abbandonato l’idea di viaggiare in Africa per vivere la bellezza naturale del continente e la sua fauna selvatica. Ci sono voluti tutti i suoi risparmi di una vita, oltre a un prestito dalla banca, ma alla fine riuscì a realizzare il suo sogno nel settembre del 1963 quando sbarcò in Kenya, dopodiché viaggiò in Tanzania, Congo e Zimbabwe.
Il suo lavoro nel corso degli anni si è esteso ben oltre i confini di uno zoo, nonostante negli annali della storia sia diventata nota come la “donna dei gorilla”. Dian Fossey, zoologa degli Stati Uniti, ha ricevuto una telefonata dal popolo del Ruanda che aveva invitato Nyiramacibili, che significa “colui che vive da solo nella foresta”, a completare l’obiettivo di una vita, che è quello di de difendere i diritti degli animali. Oggi la onoriamo come una delle tante donne che hanno lottato per un periodo di tempo significativo in difesa di potenti principi.
Combattuto semplicemente perché, nonostante stesse lavorando per un obiettivo ammirevole, il suo obiettivo non è stato sempre ben accolto dagli attori politici e istituzionali. Non così con chi fa il bracconaggio. Nel dicembre del 1985, Dian è stata uccisa nella sua capanna con un machete. L’arma del delitto era uno strumento locale chiamato panga, utilizzato dai bracconieri per uccidere i gorilla. Dian è stato ucciso con il panga.
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L’identità dell’assassino non è ancora nota. Secondo il biografo di Dian Fossey, Farley Mowat, nel libro Woman in the Mists, la morte di Fossey è molto probabilmente attribuibile a coloro in Ruanda che non avevano alcun interesse a proteggere i gorilla o che la vedevano come una minaccia per le attività turistiche. Mowat fa questa affermazione nel contesto dell’industria del turismo del paese.
A causa dei numerosi interventi di Dian Fossey, a volte anche decisivi, sarebbe stata uccisa dai bracconieri perché, in sostanza, costituiva una minaccia al bracconaggio e alla caccia illegale di gorilla. I bracconieri l’avrebbero uccisa perché rappresentava una minaccia per queste attività. Mowat afferma anche che il visto di due anni concesso a Fossey poche settimane prima della sua morte era responsabile della sua morte perché assicurava che Fossey sarebbe rimasta nella nazione per un tempo estremamente lungo.
L’esperienza di Dian Fossey è stata tradotta anche in “Gorilla in the Fog”, un testo scientifico approfondito, appassionato, ma allo stesso tempo distaccato e rigoroso sui gorilla. Questo testo è servito come base per un film di grande successo interpretato da Sigourney Weaver con lo stesso nome, che è stato liberamente tratto dal testo.
E poi ha insegnato a scienziati e ambientalisti a combattere il bracconaggio su tutti i fronti, senza timori e senza esclusione di colpi; ha dato alla storia, insieme ai contributi di Jane Goodall e Birut Galdikas, l’epopea dei “Trimates”, i tre scienziati inviati da Louis Leakey a studiare le grandi scimmie nei loro territori naturali; però, più di ogni altra cosa, ha restituito al gorilla l’immagine che gli si addice davvero, quella di un animale pacifico, intelligente ed empatico