bono altezza Bono, situato alla base del Monte Rasu, si trova a 540 metri sul livello del mare. Dalla valle del Tirso alla cima del Monte Rasu, la cui vetta, “Sa Punta Manna”, si trova a 1259 metri sul livello del mare, questa regione è stata abitata dall’uomo fin dalla preistoria e presenta una vasta gamma di caratteristiche topografiche.
La foresta di Taxus baccata più grande d’Italia, dichiarata monumento naturale, si trova in località “Sos Nibberos” alle pendici nord-occidentali del Monte Rasu; Alcuni esemplari millenari raggiungono i 16 metri di altezza e hanno un diametro di oltre un metro. Sia il Monte Pisanu che l’area di sosta “Sa Puntighedda” sono convenientemente situati vicino alla città. A quota 861 metri, presso il sito dell’ex caserma del Corpo Forestale del Monte Pisanu, sono state piantate numerose specie arboree, tra cui il cedro atlantico, la roverella e la thuja gigante, da cui è emerso un abete bianco particolarmente suggestivo.
La maggior parte del territorio di Bono è protetto e salvaguardato dal Corpo Forestale e Sorveglianza Ambientale e dall’Ente Forestale Sardo per il suo rilevante interesse naturalistico, ed è visitato da molti turisti che sono attratti dai numerosi laghi della zona.
Bono, insieme a Bottidda, Burgos, Anela, Esporlatu, Bultei e Benetutti, fu membro del Giudicato di Torres nel Medioevo e servì come curatoria del Goceano. Fu nei primi decenni del 12 ° secolo che la popolazione dell’isola aumentò e le infrastrutture religiose e militari dell’isola fiorirono. A pochi chilometri dal Castello del Goceano si trova il Monte Rasu, dove Bono costruì una nuova chiesa in stile romanico pisano che oggi è la parrocchia di San Michele Arcangelo.
Mentre il resto della Sardegna soffriva sotto il dominio spagnolo, Bono sperimentò lo stesso spopolamento e depressione economica. Tuttavia, dopo che i Savoia annetterono il Regno di Sardegna nel 1721, le cose iniziarono a migliorare, in particolare nel settore agricolo. A causa del coinvolgimento del residente locale Giovanni Maria Angioy nelle rivolte antifeudali nel 1796, la città fu attaccata dalle truppe piemontesi, che presero con successo il controllo della città dopo un pesante bombardamento. I Bonesi tesero un’imboscata ai soldati di ritorno e ne catturarono alcuni. Per un breve periodo all’inizio del secolo scorso, questa città servì come capoluogo di provincia; tuttavia, ora fa parte della provincia di Sassari, nonostante abbia legami culturali ed economici più stretti con la provincia di Nuoro.
Lo stemma comunale di Bono è stato ufficialmente approvato il 13 maggio 2003, con decreto del presidente del paese.
“Braccia d’argento, alle tre montagne di verde, fondate sulla punta, la montagna centrale più alta e più ampia con le pendici interamente visibili, quelle laterali, che emergono dai fianchi e con le pendici in banda e in barra parzialmente nascoste dalla montagna centrale, queste montagne accompagnate sulla testa dal grappolo d’uva, viola, foglie di vite di due, verde. Ornamenti collocati all’esterno di un edificio che sono condivisi da tutti.
B O N O
adesso però
il companatico all’altezza, pls— Kosmo_polite (@PoliteKosmo) October 1, 2020
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Non c’è nessun’altra grande città in Goceano oltre a Bono. Sebbene la lavorazione del ferro e del legno, la tessitura e la panificazione siano tutte presenti in modo più sottile, l’economia locale è principalmente di tipo agro-pastorale. Vi sono rappresentati tutti i principali enti pubblici, tra cui l’ufficio regionale ERSAT, l’ispettorato agrario, l’Azienda Carabinieri, il Corpo Forestale per la sorveglianza ambientale, nonché la sede della comunità montana “Goceano”.