Arresto mario chiesa; L’arresto di Mario Chiesa, allora presidente del Pio Albergo Trivulzio, il 17 febbraio 1989, segnò l’inizio della più famosa epopea giudiziaria della storia italiana, meglio nota come Tangentopoli, o Mani Pulite, sotto i colpi di chiamato Prima Repubblica fu messo in ginocchio l’anno successivo. In seguito è emerso che Chiesa era stato trattenuto nella sua sede milanese con il pretesto di accettare un frammento di quattordici milioni di lire dall’imprenditore Luca Magni,
operazione che era stata infatti orchestrata dall’allora sostituto procuratore e simbolo dell’inchiesta Antonio Di Pietro , che aveva lavorato in collaborazione con il capitano dei Carabinieri Roberto Zuliani. Tuttavia, nonostante il fatto che l’attuale Mani Pulite avrebbe raggiunto il suo apice un anno dopo, nel 1993,
Chiesa inizialmente ha rifiutato di ammettere qualsiasi illecito dopo la sua detenzione. Poi, nel corso di un interrogatorio a cui è stato sottoposto nel corso della giornata, ha iniziato a parlare, a fare nomi, e ha rivelato che esisteva un vasto sistema di tangenti, una sorta di “merletto” che era richiesto praticamente per ogni contratto di concessione , diffuso perché nessun partito politico in Italia sembrava essere immune dall’abitudine.
Arrestato Mario Chiesa: inizia Tangentopoli
La distribuzione geografica dei partiti politici italiani si sta deteriorando. Di conseguenza, la politica sta compiendo uno sforzo di ristrutturazione, a partire da alcune riforme volte ad affrontare il problema della corruzione, che riflette un tentativo di aprire il dialogo con la corte. L’anno 1993 ha visto il passaggio di tre iniziative legislative chiave che sono state considerate “dell’epoca”. La normativa Merloni, per cominciare, aveva lo scopo di riordinare l’enorme materia degli appalti sulla base di una normativa più aperta, e prevedeva anche l’espulsione dei disonesti dall’albo dei costruttori.
Poi c’è la riforma della pubblica amministrazione che è stata avviata, che stabilisce standard quantitativi e qualitativi di comportamento amministrativo, avvia l’autocertificazione e scioglie improvvisamente una serie di comitati interministeriali, ben settanta organi collegiali, e il Ministero del Commercio Marina, tra le altre cose. Tuttavia, è la modifica dell’articolo 68 della Costituzione, che controlla le garanzie degli eletti, che porterà alla vera rivoluzione.
La riforma dell’articolo 68 della Costituzione è stata approvata a stragrande maggioranza dalla Camera il 12 ottobre 1993, con 525 voti favorevoli, 5 contrari e una sola astensione. Ciò è avvenuto dopo che le Camere avevano ricevuto circa 619 richieste di autorizzazione a procedere nell’anno precedente, il 1992. Di conseguenza, il divieto di istruttoria dei legislatori viene revocato fino a quando le Camere stesse non esprimono il loro assenso.
In caso di arresto “salvo l’esecuzione di una sentenza irreversibile” o se il parlamentare in questione “viene colto in flagrante delitto per il quale l’arresto obbligatorio in flagranza di reato”, l’autorizzazione alla prosecuzione resta in essere solo . Inoltre, l’autorizzazione è ancora necessaria per effettuare perquisizioni personali e domiciliari, nonché per intercettare, in qualsiasi modo, conversazioni, comunicazioni o lettere di un membro del Parlamento.
Tra garanzie, arresti, suicidi e incriminazioni, l’inchiesta Mani Pulite ha sostanzialmente aperto un vaso di Pandora, destabilizzando l’ordine politico ed economico del momento e contribuendo alla caduta della Prima Repubblica negli Stati Uniti d’America. Nel bel mezzo delle accuse di corruzione ed estorsioni mosse contro numerosi esponenti politici di quasi tutti i partiti politici allora esistenti, Mani Pulite condusse un’indagine approfondita sul rapporto tra politica e imprenditorialità italiana, portando infine all’indagine di diverse migliaia di persone in i vari rami giudiziari che sono scaturiti da quello inizialmente svolto dalla Procura di Milano e che ha coinvolto colossi dell’imprenditoria italiana come Olivetti, Eni, Fiat, e altri. Mani Pu
Da Mario Chiesa alle assoluzioni e ai 45 suicidi
Nel corso del 1992 sono stati notificati avvisi di garanzia a un gran numero di politici, tra cui l’allora segretario del PSI e l’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi, servito nel dicembre dello stesso anno. Ha criticato i magistrati incaricati dell’inchiesta Mani Pulite, sostenendo che erano coinvolti in “un vero e proprio gioco di strage” e che i pm stavano perseguendo “un preciso piano politico”.
Craxi propose anche l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle indagini della Procura di Milano, bocciata dal sindaco della città. “Purtroppo, sono una delle persone che è stata vittimizzata in questa situazione. Di conseguenza, mi preoccupo di gettare le basi affinché il Paese abbia un governo preparato ad affrontare gli anni difficili che ci attendono, e ho vengo a vedermi come un ladro che getta un’ombra su tTutta l’immagine di un partito che non vince le elezioni comunali di Milano da cinquant’anni.
Con l’inizio del 1993 la portata dell’inchiesta Mani Pulite si amplia e nel gennaio dell’anno successivo vengono consegnate decine e decine di garanzie a politici del Partito Socialista Italiano, anch’esso indagato, nonché Imprenditori e imprenditori italiani. Craxi ha espresso il suo dispiacere per il colpo di stato, ma pochi giorni dopo ha lasciato la segreteria del Psi.
Alcuni politici, tra cui Ciriaco De Mita della Democrazia Cristiana, Giorgio La Malfa del Partito Repubblicano, e Renato Altissimo del Partito Liberale, hanno seguito le sue orme. Al risveglio dal torpore, i principali partiti italiani si trovano costretti a ristrutturare le proprie organizzazioni, sostituire dirigenti e segretari, sciogliere partiti (nel caso della Dc) e affrontare una raffica di interrogatori e procedimenti giudiziari, senza dimenticare l’inarrestabile erosione di consenso politico.
L’inchiesta di Mani Pulite si è conclusa nel 1994, principalmente con la storica partenza di Antonio Di Pietro dalla corte a causa di quella che credeva essere una trappola creata per screditarlo. Poche settimane prima, nel novembre 1994, l’assicuratore Giancarlo Gorrini aveva sporto denuncia contro il pm, sostenendo che era stato ricattato e che aveva subito pressioni indebite e continue richieste di favori da parte di Di Pietro. La denuncia è stata respinta. Antonio Di Pietro si dimette dalla carica di procuratore di Milano in una lettera che recita: “Lascio dunque l’ordinanza giudiziaria, senza alcuna polemica, in punta di piedi, come ultimo ‘spirito di servizio’, con la morte nel cuore e nessuna prospettiva per il futuro, ma con la speranza che il mio gesto possa in qualche modo contribuire a riportare la serenità”.