Altezza etna e vesuvio: Per studiarli arrivano persone da tutto il mondo perché sono facili da raggiungere e, soprattutto, sono sempre in azione. Scienziati di tutto il mondo hanno acclamato i vulcani italiani come un perfetto laboratorio vulcanologico, con scienziati di tutto il mondo che ancora dibattono sulle origini di questa terra, dove l’acqua e il fuoco sono stati risucchiati. I vulcani Etna, Stromboli e Vesuvio fanno ormai parte dell’immaginario mondiale; tanto che sarebbe impossibile immaginare un’Italia senza le nuvole di fumo che sgorgano dalla Campania, dalla Sicilia e dal Mar Tirreno. Non sono però la stessa cosa: ogni vulcano è associato a particolari geologie e formazioni rocciose, che richiedono una serie di misure di tutela ambientale che differiscono tra loro a seconda del tipo di lava prodotta.
I geologi dell’INGV hanno infatti ricevuto le immagini satellitari della costellazione delle Pléiades in modalità tri-stereo tra il 13 e il 25 agosto, determinando la creazione di modelli digitali di superficie (DSM) che raffigurano la sagoma appena scoperta in cui il protagonista precedentemente discusso diventa il Cratere di Sud Est, che è stato il più attivo per via delle numerose eruzioni avvenute a partire dal febbraio precedente. Il più giovane dei quattro crateri sotterranei è anche il più alto, il che lo rende il più importante dei quattro.
Attualmente gli unici vulcani attivi non quiescenti (cioè quelli che eruttano con una frequenza prevedibile) sul territorio italiano sono l’Etna, che ha la vetta più alta di qualsiasi vulcano d’Europa, e lo Stromboli, che è uno dei vulcani più attivi del pianeta. Questi due vulcani rappresentano due distinti pericoli per il pubblico. Il pericolo connesso al primo è rappresentato dagli intensi nuvoloni di cenere nera, mentre il pericolo connesso al secondo è costituito dalla possibilità che frane vengano scoperti in mare.
Dopo aver stabilito un nuovo record, l’Etna non si è ancora tirata indietro; infatti l’attività stromboliana che è stata registrata è stata piuttosto intensa nei giorni scorsi, e dalle immagini raccolte da Reuters (link al video), è possibile vedere una piccola colata che sta bruciando su uno dei versanti. In questo lasso di tempo, non sarà possibile avvicinarsi all’area urbana più del necessario; esiste però l’alternativa digitale di Street View, che ci permette di “scalare” l’area urbana comodamente dal nostro divano.
L’Etna (visibile nella foto in alto) è uno stratovulcano con un’altitudine di 3.340 metri che si trova nella zona di collisione tra i confini della placca europea e africana. Si incontra un vulcanesimo del genere fondamentale. In effetti, i suoi sistemi di raccolta della lava sono ben noti e semplici da utilizzare, dandogli più tempo per rispondere ai ripari e rallentare il movimento dei fiumi pieni di lava.
La caratteristica è dovuta all’attività di un piccolo gruppo di persone che si riunisce in una cosiddetta scarpata ibleo-maltese, nel punto in cui il magma fuoriesce da un mantello semifluido sotto la superficie, rinfrescato dalle correnti convettive che si muovono tra i continenti. Ha iniziato il suo lavoro più di 500 milioni di anni fa durante il periodo della cosiddetta “Tholeiitis basale”. Siamo in piena epoca pleistocenica, e l’Etna è completamente sommerso dall’acqua, fatto testimoniato dal fatto che ancora oggi troviamo tracce di antiche eruzioni nell’area di Acitrezza.
L’Etna (nella foto in alto) è uno stratovulcano con
Un’altezza di 3.340 metri che si trova nella zona di collisione tra i confini della placca europea e africana. Si incontra un vulcanesimo del genere fondamentale. In effetti, i suoi sistemi di raccolta della lava sono noti e semplici da utilizzare, dandogli più tempo per rispondere ai ripari e rallentare il movimento dei fiumi pieni di lava.
Vi sono però alcune etimologie popolari: dato che nell’antichità si credeva che il Vesuvio fosse stato dedicato all’eroe Semidio Ercole, e che la città di Ercolano, nel suo cuore, avesse preso il nome da lui, si credeva che il vulcano, seppur indirettamente, aveva derivato il suo nome dall’eroe greco. Ercole, infatti, era figlio del dio Giove e Alcmena, regina di Tebe, che lo aveva partorito.
Uno degli epiteti di Giove (Zeus nell’antica Grecia) era Hs, che significa “colui che fa crollare le cose”. Di conseguenza, Ercole sarebbe stato ribattezzato Hysou hyiós (pronunciato [hysu hos]), noto anche come “figlio di Hs”, da cui deriverebbe il nome latino Vesuvius (pronunciato [wsws]).
Ora, durante le eruzioni, la lava scorre verso il mare sulle pendici orientali della catena montuosa, dove sono presenti pochi centri abitati. Tuttavia, la natura non ha paura di dimostrare la sua forza: le più recenti gravi eruzioni, avvenute nel 2001-2002, hanno sconvolto la funivia, le piste da sci e una località alla periferia del paese. Le emissioni di anidride carbonica, inoltre, impediscono agli aeroporti di Catania e Reggio Calabria di operare al massimo dell’efficienza e incidono negativamente sulla situazione ambientale dell’intera regione.
Secondo una tradizione popolare di fine ‘800
La locuzione deriverebbe dalla locuzione latina Vae suis! (“Guai ai suoi!”), Perché la stragrande maggioranza delle eruzioni da allora si sono verificate prima o durante eventi storici significativi e sono state quasi sempre associate o predicate da eventi che hanno messo in ginocchio il Napoli o la Campania in discredito.
Un esempio che vale per tutti: l’eruzione del 1631 sarebbe servita da naturale “previsione” dei moti di Masaniello del 1647. È possibile vedere il Vesuvio denominato la Montagna (con l’articolo e la lettera M in maiuscolo) nel tardo Ottocento poesie scritte sul vulcano per indicare che ha più significato di altri vulcani.
La caratteristica è dovuta alle attività di un piccolo gruppo di persone che si riuniscono in una cosiddetta scarpata ibleo-maltese, nel punto in cui il magma erutta da un mantello semifluido sotto la superficie, raffreddato dalle correnti convettive che si muovono tra i continenti. Iniziò il suo lavoro più di 500 milioni di anni fa durante il cosiddetto periodo storico della “Tholeiitis basale”. Siamo nel pieno del Pleistocene, e l’Etna è completamente sommerso dall’acqua, fatto testimoniato dal fatto che ancora oggi si trovano tracce di antiche eruzioni nella zona di Acitrezza.
Circa 320 milioni di anni fa, il grande campo da golf che delineava la regione geografica sotto l’influenza di un vulcano viene ridimensionato dai movimenti tettonici e l’Etna inizia ad eruttare sulla superficie terrestre. La «fase delle tempore» inizia centomila anni dopo la fine della precedente. E si trova nei depositi di Paterno eruttivi, che risalgono a 170 milioni di anni fa.
C’è la “fase dei centri eruttivi di Bove”, che vede l’emergere di nuovi centri di produzione di magma come il Giannicola e il Salifizio; e la più recente “fase stratovulcano”, attiva da più di 50 milioni di anni e che si riferisce al corredo genetico del cono vulcanico che tutti conosciamo e con il quale ci troviamo quasi sempre di fronte a una scelta sul da farsi .