Alighiero noschese causa morte; Il 3 dicembre 1979 l’attore sosia Alighiero Noschese si impegna. È stato registrato come P2 con numero di carta 343 ed è morto a causa delle sue azioni. Negli atti dei membri di loggia sequestrati ad Arezzo al venerabile maestro di P2, accanto al numero di Noschese compare la scritta “morto”, ad indicare che il membro è deceduto.
Molte domande restano senza risposta sul suicidio di Alighiero Noschese, in particolare sulle circostanze del verificarsi e sulla dinamica dell’evento. Ma le circostanze che circondano questo suicidio sollevano molto più di un briciolo di scetticismo sulla sua validità.
Il fatto che all’artista, ricoverato presso la clinica Stuart di Roma per un grave esaurimento nervoso e crisi depressiva, sia stato permesso di girare per l’ospedale privato con una pistola “Smith and Wesson calibro 38”, comodamente tenuta in una fondina sotto la giacca (sic!), all’epoca colpiva molti come strani e continua a farlo ancora oggi. Come avrebbe testimoniato uno dei medici che hanno lavorato su di lui, ha fatto il compromesso per sentirsi “più sicuro in questa situazione”.
Tuttavia, perché avrebbero dovuto “assistere” l’imitatore nel tentativo di suicidio?
Passando in rassegna l’epoca degli anni di piombo e la conseguente strategia di depistaggio per gli omicidi avvenuti nella prima metà degli anni ’70, è possibile formulare una teoria su quanto accaduto. Un generale (la cui identità sarà nascosta) sarà intervistato dal settimanale “L’Espresso” nel giugno 1981, il quale rivelerà che, per sviare le indagini sulle stragi, ricorse anche a telefonate affidate a un imitatore che era estremamente abile nell’impersonare i dialetti regionali e personaggi politici di spicco come il Presidente della Repubblica Leone e l’onorevole Giulio Andreotti.
Ma da cosa puoi essere certo? Di cosa si spaventava così tanto l’imitatore napoletano da aver bisogno della compagnia di un “cannone” di tale portata per sentirsi al sicuro all’interno di un perimetro privato e, soprattutto, ben custodito? E qual è stata la motivazione del medico per aver acconsentito a questa richiesta? Il medico avrebbe dovuto informarsi sulle cause dell’intenso terrore del paziente, qualunque esso fosse.
Inoltre, anche nell’improbabile eventualità in cui si fosse informato, quali preoccupazioni potevano essere così gravi da indurre il direttore di una clinica a far girare un paziente armato all’esterno della sua struttura?
Inoltre, l’onorevole Giulio Andreotti era ricoverato per un intervento chirurgico alla cistifellea nella stessa clinica lo stesso giorno del suicidio dell’attore, e l’intera area circostante e circostante la clinica era presidiata dalle sezioni speciali dei carabinieri, di cui non era a conoscenza di o potrebbe sentire.
Non sono sicuro di come questo sia fattibile. Il suicidio è avvenuto nella modesta cappella della clinica, che fungeva da area di attesa per i pazienti. Pensiamo che i reparti dei carabinieri, pur non circondando l’intero edificio, avrebbero quantomeno custodito le porte e il piano dove l’onorevole parlamentare era ricoverato all’ospedale.
È concepibile che nessuno abbia preso atto di ciò che è successo? Inoltre, era ipotizzabile che il responsabile della clinica non avesse avvertito il capo della sezione dei carabinieri del fatto che un uomo armato si aggirava per la clinica?
Esisteva la possibilità che un agente delle forze dell’ordine avrebbe notato un ragazzo con le armi nella clinica e avrebbe pensato che fosse un assalitore, nel qual caso, come è ovvio, ne sarebbe derivato il disastro. Perché nessuno ha detto niente ai carabinieri quando sono arrivati? E anche se i carabinieri erano stati a conoscenza dell’esistenza in clinica di un ragazzo armato, il che è assurdo, perché non lo hanno disarmato almeno per tutta la durata del ricovero del signor Andreotti?
Anche se questo è vero, per più di un’ora, sia le forze dell’ordine che il personale ospedaliero impediranno a chiunque di raggiungere il cadavere senza vita del signor Noschese.
Cosa ha portato al suicidio di Alighiero Noschese, e perché?
Per un periodo compreso tra gli anni Sessanta e Settanta, Alighiero Noschese è stato l’imitatore più noto in Italia: il suo dono unico, un volto che potesse catturare i lineamenti di Giulio Andreotti, Amintore Fanfani e una sfilza di altre personalità, è stato effettivamente trasferito sul piccolo schermo.
E chissà, Alighiero Noschese potrebbe non essere stato il copista più accurato della città. E, in fondo, le due persone sopra menzionate non erano probabilmente i cavalli da guerra di Noschese? E, tra le atrocità avvenute nella prima metà degli anni ’70, non è compresa anche quella avvenuta sul treno Italicus nel 1974?
Proprio tali indagini su questa strage porteranno per la prima volta Licio Gelli e la sua P2 alla ribalta dell’opinione pubblica, grazie all’impegno del gip di Bologna Vella, che, nella sentenza di imputazione per la suddetta strage, non ha esita a caratterizzare la P2 come “il più dotato e valido arsenale di strumenti di sovversione politica e morale”.
Ed è possibile che Noschese non fosse un membro della P2? Indubbiamente ci sarà chi si è unito perché aveva certe aspettative per il futuro del Paese (leggi: svolta autoritaria a destra sotto il protettorato statunitense) e chi si è unito solo per fare carriera; Tuttavia, mentre sono disposto a riconoscere che l’imitatore ha aderito per quest’ultimo obiettivo, non mi sembra plausibile pensare a persone che ti assistono nei periodi più bui della tua professione senza aspettarsi nulla in cambio.
Il suo successo astronomico inizia a scemare nel 1974 e la sua vita personale soffre a causa del divorzio dalla moglie allo stesso tempo. Con il rapimento di Aldo Moro il ritorno in Rai, previsto per il 1978, viene posticipato: nessuno vuole più ridere a spese delle imitazioni dei politici.
Tutto ciò ha un impatto negativo significativo sul suo benessere emotivo e sulla sua salute.
Noschese fu ricoverato a Villa Stuart (dove fu ricoverato anche Giulio Andreotti per un intervento chirurgico alla cistifellea) a Roma il 3 dicembre 1979, per un grave esaurimento nervoso e crisi depressive. È stato rilasciato il giorno successivo.
Proprio nella cappella della clinica, si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia della clinica.
Ma come è concepibile che Noschese fosse in possesso di un’arma da fuoco mentre si trovava all’interno della struttura? Credi che fosse terrorizzato dalla persona da cui voleva proteggersi? Perché nessuno degli agenti di polizia presenti nella struttura (dove era presente anche Andreotti) ha scoperto la presenza di un uomo armato? Tutte le domande sono rimaste senza risposta.
Dopo anni di speculazioni, si scoprì che Alighiero Noschese era membro della loggia P2 nel 1981: una fonte ha rivelato che, per ingannare gli inquirenti che indagavano sulle grandi stragi di quegli anni, si serviva di imitazioni di un noto imitatore, capace di “fingere” di essere il Presidente della Repubblica Leone e Giulio Andreotti, tra gli altri. Non è mai stato stabilito che Noschese fosse responsabile.