Alessandro rossi figlio di paolo rossi

Alessandro rossi figlio di paolo rossi: “Le informazioni su età/ricchezza/bambini ecc. non sono disponibili in quanto alla “persona” piace mantenere la propria vita personale privata, per saperne di più visita la pagina ufficiale di instagram/facebook/twitter della persona”. Paolo Rossi si è spento all’età di 64 anni, lasciando un altro vuoto nel mondo del calcio. Il campione del mondo 1982 è stato costretto al ritiro a causa di un tumore alle polmoni, lasciando la moglie e i tre figli: papà di due bambine, Sofia Elena e Maria Vittoria, Paolo Rossi ha dato alla luce il suo primo figlio, Alessandro, che nasce in quell’anno magico – il 1982 – del suo primo matrimonio con Simonetta Rizzato. “Sono nato nell’anno 1982, che è un anno storico. Dopo i Mondiali, la nascita del figlio di mio padre è stata senza dubbio il momento clou dell’anno per mio nonno. “E’ stata una serata indimenticabile che vivrà nei cuori di tutti”, ha detto Alessandro.

Alessandro rossi figlio di paolo rossi
Alessandro rossi figlio di paolo rossi

Ha 38 anni e lavora come geometra nel tempo libero. È l’erede della dinastia calcistica italiana. Ha lavorato con il padre nella società immobiliare di famiglia, fondata dallo stesso Rossi a Vicenza. Maria Vittoria e Sofia Elena, sorelle di Alessandro, sono nate a seguito del secondo matrimonio di Paolo Rossi con Federica Cappelletti, piuttosto che dal primo (scrittrice e giornalista). L’annuncio dello scioglimento del camp è stato dato dalla fidanzata stessa, attraverso un post sul suo account Instagram.

Durante una conferenza stampa fuori dal Policlinico di Siena, dove l’incendio era stato domato, Alessandro ha condiviso con i giornalisti riuniti l’incredibile storia del padre. Come sai, mio ​​padre era una persona molto schietta e senza pretese, come hai imparato a conoscerlo anche tu. “In privato, era fantastico, un padre eccezionale”, afferma l’autore. Riguardo alla malattia del padre, aggiunge: “Erano passati alcuni mesi da quando si era ammalato e negli ultimi dieci giorni c’è stato un netto miglioramento, che è stato confermato”.

Alessandro rossi figlio di paolo rossi
Alessandro rossi figlio di paolo rossi


Avevamo sperato che le cose migliorassero fino alla fine, ma non è successo. Poiché mio padre era un combattente, in questo caso ha vinto il cattivo, nonostante il buono avesse combattuto una battaglia lunga e difficile. Da allora non ha mollato un secondo negli ultimi 4-5 mesi, nonostante fosse ammalato. Tuttavia, credo che sia arrivato a uno stato di serenità. Quando lo abbiamo visto, eravamo tutti insieme, come se fosse arrivato con l’amore dei suoi amici più cari”.

Alessandro, Sofia e Maria Vittoria Rossi sono i figli di Paolo Rossi, un calciatore, un ragazzo dal cuore d’oro e uno sportivo che è rimasto impigliato nella leggenda. L’eroe dei Mondiali del 1982 si è spento all’età di 64 anni, lasciando la moglie Federica Cappelletti e tre figli. Il primogenito si chiama Alessandro ed è nato dall’unione di Paolo Rossi e Simonetta Rizzato. I due si sposarono in tenera età, e il primo figlio nacque nell’anno più significativo nella carriera del calciatore.

Paolo conosce Federica Cappelletti nel 1998, dopo la morte della moglie Simonetta. Federica era l’amore della sua vita in quel momento. È stato un vero e proprio caso di fulmine quando si è trattato del giornalista. Una relazione significativa, segnata dall’arrivo dei festeggiamenti di Capodanno nel 2010 e dalla decisione di rinnovare le promesse matrimoniali in occasione di una fuga romantica alle Maldive, ma soprattutto dalla nascita di due figlie, Sofia e Maria Vittoria.

Alessandro rossi figlio di paolo rossi
Alessandro rossi figlio di paolo rossi

A Paolo Rossi è sempre piaciuto un gioco particolare di tennis con i suoi figli. Un rapporto forte e sincero che lui stesso aveva descritto in un’intervista alla famiglia Cristina poco tempo prima. L’ex calciatore aveva raccontato di come avesse raggiunto il successo tenendo sempre i piedi per terra, credendo che gli affetti fossero la cosa più importante per lui in quel momento. “Sono sempre stato dell’opinione che il successo fosse un fenomeno fittizio – come avevo detto in precedenza –.

In nome della beneficenza ho ottenuto risultati importanti

sono estremamente soddisfatto del mio lavoro e ho vinto tutto quello che ho potuto vincere; tuttavia, ho trovato molta più soddisfazione nel socializzare con gli amici, nel mantenere un sano rapporto con la mia famiglia e nel trascorrere del tempo con mia moglie. Quelle sono le cose che sono sostanziali e durano a lungo: questa è la vera definizione di felicità. Il successo e la fama sono cose belle, ma esplodono in maniera fragorosa e svaniscono quasi con la stessa rapidità con cui sono apparse. “La strada che porta alla felicità è un’altra, ed è quotidiana.”

Dissi loro che non dovevano preoccuparsi della mia sorellina, che mi dava fastidio da ventotto anni. E ho fatto loro una promessa: sarei sempre stata lì per loro, per aiutarli a crescere.

‘Alessandro Rossi’ è il nipote del grande calciatore scomparso due notti fa in un ospedale italiano a Siena dopo una lunga battaglia per un tumore al cervello. Alessandro Rossi è il nipote del grande calciatore. In un’intervista al Corriere del Veneto, racconta il suo viaggio dalla Toscana a Vicenza con il ferro del padre. Ha 38 anni sul pianeta ed è nato nel 1982, lo stesso anno in cui Paolo Rossi ha vinto il Mondiale in Spagna. Si terranno oggi a Vicenza i servizi funebri per il grande generale.

Che tipo di persona aveva come padre? «Era una signora allegra che aveva sempre il sorriso sulle labbra. Per favore, dammi una mano nell’assistere la prossima persona. Era anche benvoluto e, di conseguenza, solo poche persone sanno che ha trascorso gli ultimi 25 anni viaggiando negli ospedali in tutta Italia per assistere i bambini affetti da leucemia e altre gravi malattie. «È possibile innamorarsi di qualcuno che non hai mai incontrato prima».

Lei ha deciso di rimanere a Vicenza, la città dove Paolo Rossi ha un posto speciale nel suo cuore. L’idea di spostare l’appassionata macchina da presa a Vicenza è stata accolta da tutti noi perché ci siamo ispirati al ricco patrimonio artistico della città. In diverse situazioni, è stato il primo a parlare. “Quando arrivo lì, vorrei che il funerale si tenesse lì poiché è una città che ho sempre ammirato”, ha detto. Ci sono molti bei ricordi di lui tra i suoi amici.

Alessandro rossi figlio di paolo rossi

Che tipo di padre è? «Sei un creatore fantastico. Ricordo che da bambino giocavamo nel nostro cortile di casa, ed è lì che ho imparato a fare i miei primi palleggi. “Non preoccuparti del fatto che sei mio fratello”, mi disse in quel momento. Se ti piace una partita di calcio, provaci. Se non ti piace, non preoccuparti. “Nella tua vita, devi fare quello che io e i tuoi amici ti abbiamo sempre incoraggiato a fare.” Papà aveva fatto una cosa del genere. In effetti, da allora sono diventato un geometra e ho lavorato come project manager per la sua società immobiliare. Oggi mi dedico al mondo del vino e viaggerò tra Vicenza e la Toscana».

Quando si è reso conto che suo padre per il resto del mondo era Pablito, una specie di eroe nazionale che ha portato gli italiani alla vittoria nella Coppa del Mondo FIFA 1960? «Sono vivo da sei anni. Quando ero in prima elementare, io e la mia famiglia vivevamo in una posizione centrale e andare e tornare da scuola richiedeva una breve passeggiata di circa cinque minuti a tratta. Infatti, quando papà mi accompagnava, ci imponevamo un’ora del pasto: ci radunavamo tutti intorno a lui per infilare la sua mano nella nostra e dargli un caldo abbraccio.

Possibile che nessuno si sia mai reso conto del peso di una figura così colossale?

«In verità, ha sempre saputo proteggermi, agire in modo tale da non sentirmi più “il figlio di Paolo Rossi”. Quando la pressione si è alleviata, sono stato libero di cercare la strada di casa.] «Papà era esattamente lo stesso ragazzo in privato come in pubblico: un individuo schietto, affabile, con un contegno gentile. «Oltre al calcio, che era l’amore della sua vita, aveva molti altri interessi, tra cui la musica, l’equitazione e le immersioni nella natura…»

E aveva sempre una parola gentile e un sorriso per chiunque venisse da lui per chiedere aiuto. Fu a questo punto che mi resi conto di non avere un padre come tutti gli altri. E io ero davvero contento di me stesso».

Come ha affrontato la malattia il paziente? «Ha combattuto come un leone per tutti i mesi in cui le cose erano andate storte. Era un feroce guerriere con una forza inimmaginabile. Ha provato tutto il possibile per essere vicino ai suoi cari senza prendersi una pausa per un secondo. Successivamente, il negativo è stato identificato come troppo aggressivo. Ha vinto lui, non c’è stato niente da fare».