Sandro Mazzola Malattia; Fino alla sua morte nel 2013, è stato relegato ai margini del calcio professionistico poiché aveva parlato di doping (e altri problemi) negli anni ’60 e ’70, a cominciare dalla leggendaria Inter di Herrera. Ora, a due anni dalla morte per una lunga malattia, alla stessa conclusione sembra essere giunto il fratello Sandro.
In questa intervista, l’avvocato pisano Alberto Foggia racconta come abbia difeso con successo la casa editrice Bradipolibri, e quindi Ferruccio Mazzola, dopo l’uscita nel 2004 del suo libro-verità su quegli anni. Un libro che ha suscitato forti emozioni nell’allora presidente nerazzurro Massimo Moratti, sfociando in una causa e in una transazione da un milione di dollari. Per riaprire il piano può essere utile un’intervista al fratello Sandro di recentissima, che ha ammesso (con qualche distinzione) le attività del mago Herrera.
«Nel novembre 2008 un giudice del Tribunale di Roma ha respinto l’istanza risarcitoria dell’Inter, secondo ancora una volta l’avvocato Foggia. «Infatti, non è possibile riscontrare alcun intento diffamatorio, o espressioni inopportune o offensive, né nei confronti della società attrice, di cui non sia fornita un’immagine negativa, né nei confronti dei suoi gestori, perché gli autori si limitano a raccontare fatti – anche doping, scommesse calcistiche, partite combinate – a cui Mazzola in particolare ha assistito o di cui è venuto a conoscenza negli anni della sua attività”, si legge nella sentenza.
La tesi di Ferruccio è stata pienamente confermata». Di conseguenza, l’Inter non ha pagato le spese processuali e Foggia ha cercato di pignorare l’incasso di San Siro per recuperare il denaro dovuto nel 2010. La causa risarcitoria dell’Inter è stata respinta da un giudice del Tribunale di Roma lo scorso novembre. 2008.»
«Infatti, non è possibile riscontrare alcun intento diffamatorio, o espressioni inopportune o offensive, né nei confronti della società attrice, di cui non sia fornita un’immagine negativa, né nei confronti dei suoi gestori, perché gli autori si limitano a raccontare fatti – anche doping, scommesse calcistiche, partite combinate – a cui Mazzola in particolare ha assistito o di cui è venuto a conoscenza negli anni della sua attività”, si legge nella sentenza.
Sandro Mazzola wikipedia Italia
“Io e mio fratello Ferruccio avevamo ragione sul doping, le cose sono vere: in questi anni abbiamo fatto una battaglia, ma alla fine ci siamo scoperti”. È stato solo in un momento particolare del campo che ho iniziato a provare forti vertigini. Sono andato dal medico, che mi ha sottoposto a una batteria di test e mi ha informato che dovevo fermarmi poiché stavo riscontrando seri problemi. Mi informò che avrei dovuto assentarmi per almeno sei mesi. Herrera, invece, non era interessato.
Il che ci porta alla domanda da dove provenissero quegli ideali lapidati. Sinceramente non lo so. Tuttavia, sono consapevole che ci fornivano sempre il caffè prima della partita. Non sono sicuro di cosa ci fosse dentro, però. Ricordo che un mio ex partner, Szymaniak, mi chiese se stessi usando o meno la simpamina. Non potevo metterci il dito sopra, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di insolito, c’era qualcosa «. Se Ferruccio Mazzola fosse qui oggi – scomparso nel 2013 all’età di 68 anni – gioirebbe di orgoglio e abbraccerebbe il fratello Sandro, che finalmente è venuto in suo aiuto.
«Mio zio mi ha battezzato, e io ho sempre avuto un forte attaccamento a lui, ammirandolo non solo come un campione in campo, ma anche come un gentiluomo. Tutto ciò che ha confermato Sandro, mio padre ha avuto il coraggio di dire in televisione nel 2004 un direttore sportivo e figlio di Ferruccio, il quale, appreso la notizia delle rivelazioni dello zio – rese pubbliche da Walter Veltroni per il “Corriere dello Sport” – subito gli telefonò per ringraziarlo e, per certi versi, perdonarlo del grande malinteso che era sfociato nella breve separazione tra i due ex figli del grande Valentino Mazzola. «Io «Mi ha battezzato mio zio, e per lui ho sempre avuto un forte attaccamento, ammirandolo non solo come un campione in campo, ma anche come un gentiluomo.
Tutto ciò che ha confermato Sandro, mio padre ha avuto il coraggio di dire in televisione nel 2004 un direttore sportivo e figlio di Ferruccio, il quale, appreso la notizia delle rivelazioni dello zio – rese pubbliche da Walter Veltroni per il “Corriere dello Sport” – subito gli telefonò per ringraziarlo e, per certi versi, perdonarlo del grande malinteso che era sfociato nella breve separazione tra i due ex figli del grande Valentino Mazzola. «Io «Mi ha battezzato mio zio, e per lui ho sempre avuto un forte attaccamento, ammirandolo non solo come un campione in campo, ma anche come un gentiluomo.
Il mitico Sandro Mazzola inaugura il centro anziani
Mazzola esordisce da professionista contro la Juventus il 10 luglio 1961, segnando il primo gol della partita (9-1 in favore dei bianconeri). Giocava come centrocampista centrale e all’epoca aveva poco più di vent’anni, debuttando nel bel mezzo del funerale di suo padre. Herrera ha scelto Sandro per giocare come “centrocampista offensivor”, e in quel ruolo Sandro ha giocato il suo miglior calcio, segnando alcuni dei suoi gol più memorabili, tra cui quello contro il Vasas in Coppa dei Campioni, con i difensori ungherese che hanno palleggiato più di due volte prima del tocco in rete del portiere , e un altro contro la Svizzera, a seguito di un clamoroso palleggio aereo terminato con un mezzo-
Mazzola ha segnato una doppietta nella finale di Coppa dei Campioni del 1964 aiutando l’Inter a ripetere l’impresa del rivale milanese nella stagione precedente; ha concluso la stagione come capocannoniere della competizione alla pari con sette gol. La stagione successiva, l’Inter difese con successo il titolo europeo battendo in finale il Benfica.
L’Inter è stata eliminata dalle semifinali di Coppa dei Campioni dai futuri campioni del Real Madrid nella stagione 1965-66, mentre l’Inter ha raggiunto la sua terza finale di Coppa dei Campioni nella stagione 1966-67, ma ha perso 2-1 contro il Celtic nonostante Mazzola abbia segnato il primo gol della partita. gol dal dischetto al settimo minuto.
Mazzola vinse anche due Coppe Intercontinentali con l’Inter nel 1964 e nel 1965, oltre a raggiungere la finale di Coppa Italia nel 1964-65 e finendo terzo in Coppa Italia nel 1967-68; ha anche raggiunto un’altra finale di Coppa dei Campioni con l’Inter nel 1972, perdendo 2-0 contro l’Ajax.
Ha vinto quattro titoli di Serie A (1963, 1965, 1966 e 1971), due Coppe dei Campioni (1964 e 1965) e due Coppe Intercontinentali (1964 e 1965) con il club, nonché il titolo di capocannoniere della Serie A nel 1964 –65, quando raggiunse anche la finale di Coppa Italia, mancando di poco la tripletta. Mazzola è stato membro della nazionale italiana che ha vinto il Campionato Europeo UEFA nel 1968 e ha raggiunto la finale della Coppa del Mondo FIFA 1970; ha anche rappresentato l’Italia ai Mondiali FIFA 1966 e 1974.
È il figlio del calciatore italiano Valentino Mazzola, morto nella tragedia dell’aereo di Superga mentre giocava per il Grande Torino. Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro Mazzola, era anche lui un calciatore scomparso nel 2013. Sandro Mazzola è nato a Torino poche settimane dopo che il padre, Valentino Mazzola, si è trasferito dal Venezia al Torino.
Due anni dopo nasce il fratello minore, Ferruccio, dal nome del presidente del club torinese. Nel 1946, i loro genitori si separarono, ma al padre fu concessa la custodia di Sandro, che aveva sei anni al momento della morte del padre nell’incidente aereo di Superga.
sandro mazzola malattia. Alessandro “Sandro” Mazzola (nato l’8 novembre 1942) è un ex calciatore professionista italiano che ha giocato come attaccante o centrocampista offensivo per l’Internazionale e la nazionale italiana. Attualmente lavora per la RAI, la televisione nazionale italiana, come esperto e opinionista di calcio. Grazie alla sua velocità, ritmo di lavoro, creatività, capacità tecniche e occhio per il gol, è ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi, nonché uno dei migliori giocatori della sua generazione; Nel 1971 è arrivato secondo al Pallone d’Oro. Ha la particolarità di essere un uomo di un club, avendo trascorso tutta la sua carriera di 17 anni con l’Inter.